Progetto filosofi – Enciclopedia Multimediale delle Scienze Filosofiche
Enrico Berti, Professore emerito di Storia della Filosofia, introduce, attraverso la lettura del “Fedone” di Platone, il concetto di idea platonica.
Questo concetto viene introdotto dal filosofo greco soprattutto per una esigenza che oggi chiameremmo di carattere epistemologico, cioè per giustificare le teorie della conoscenza.
Platone pensa in particolare alla matematica, più precisamente ancora alla geometria, e nota come la matematica si serva di concetti, ad esempio il concetto di uguale, i quali non hanno un corrispettivo nella realtà empirica. Nel mondo dell’esperienza in cui viviamo non incontriamo mai due cose perfettamente uguali, tuttavia la matematica usa il concetto di uguale ed è assurto a concetto scientifico.
Questo significa, secondo Platone, che deve esistere in un mondo diverso dal mondo empirico, qualche cosa che costituisca l’oggetto di questa conoscenza, di questa scienza.
Platone chiama tale oggetto idea, usando un termine già diffuso nell’antica Grecia, che in genere serviva a indicare l’aspetto visibile di qualche cosa, e che in Platone assume il significato di aspetto pensabile, intelligibile della realtà.
Nel Parmenide la dottrina nasce per motivi analoghi, cioè per spiegare come una stessa realtà, uno stesso soggetto empirico possa partecipare di caratteri diversi, cioè possa avere in sé anche una molteplicità, e l’idea serve a spiegare questa compresenza di aspetti diversi di una medesima realtà.
Non va dimenticato tuttavia che, specialmente nei primi dialoghi, Platone fa nascere le idee anche da una esigenza di ordine etico: si pensi soprattutto all’Eutifrone, agli altri dialoghi cosiddetti socratici in cui si cerca la definizione di una virtù e si introduce il termine idea proprio come il criterio alla luce del quale sia possibile riconoscere quali azioni siano virtuose e quali no. Questo criterio diventa una specie di modello attraverso cui essere in grado di conoscere quali azioni sono sante, quali sono giuste, e via dicendo.
Successivamente, Platone si rende conto che per le stesse ragioni per cui aveva ammesso idee di valori morali e di relazioni era necessario ammettere idee di tutti gli oggetti esistenti nel mondo dell’esperienza, e quindi anche l’idea dell’uomo.
Per esempio, nella “Repubblica” egli nomina persino l’idea del “letto”, cioè di una realtà artificiale, costruita dall’uomo. Nel “Parmenide” dove in qualche modo riespone in maniera definitiva la dottrina delle idee, egli non esita ad ammettere anche idee di realtà spregevoli: l’idea del fango, l’idea del pelo, quindi di tutto ciò che esiste nella realtà empirica è necessario ammettere un’idea al fine di poter avere un concetto, una conoscenza concettuale della realtà empirica.
Riferimenti bibliografici
Enrico Berti, Umphilosophein. La vita nell’Accademia di Platone, Roma-Bari, Laterza, 2010.
Platone – Fedone
Platone – Parmenide
Platone – Eutifrone
Platone – Repubblica
Platone – Timeo
Platone – Simposio