Folklore dalle regioni d’Italia – Documenti
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La realizzazione di un progetto specifico dedicato al folklore italiano risponde all’esigenza, fondamentale per RAI, di salvaguardare e divulgare, come mai fatto in precedenza, una delle componenti fondamentali che connotano l’identità culturale del nostro Paese racchiusa nei suoi archivi. Essi, infatti, ospitano materiali sonori, audiovisivi o visivi, che testimoniano un’attività di ricerca tale da contrassegnare una nuova epoca per lo studio del folklore musicale e che quindi si pongono come un passaggio obbligato per ogni possibilità di conoscenza del fenomeno.
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Cultura tradizionale popolare d’Italia – Documenti sonori e audiovisivi |
Fra le indagini sulle tradizioni e culture popolari che hanno preso piede e si sono sviluppate nel secolo scorso, infatti, quelle riguardanti il patrimonio musicale si presentarono subito fra le più ardue da affrontare. Lo studio di documenti affidati esclusivamente alla tradizione orale poneva da subito due questioni cruciali da risolvere: il metodo di individuazione, rinvenimento e collezione del materiale e gli strumenti per custodire i contenuti acquisiti tramandandoli nel tempo. Innanzi tutto, quali documenti si dovevano raccogliere? Era meglio trascriverli o registrarli direttamente dalle fonti? Procedere con spedizioni sui luoghi a gruppi o singolarmente? Affidarli a nastri o a dischi per la conservazione? Per quanto riguarda l’oggetto della ricerca, è noto che un popolo non esprime il suo sentire collettivo in ogni atto della quotidianità ma solo in certi momenti rituali dei quali avverte l’esigenza di coesione e di identificazione: il lavoro, il ballo, il ciclo delle stagioni, le feste, le credenze popolari, l’intimità della famiglia.
Occorreva, quindi, avviare la ricerca prima che l’avanzata del progresso industriale, i fenomeni di inurbamento, le mutazioni antropologiche determinate dalle innovazioni culturali e tecnologiche, anche in seguito alla diffusione dei mezzi di comunicazione di massa, provocassero irreversibilmente il distacco dai lavori, dai campi e dalla vita naturale, e quindi dai modi di espressione che avevano fino ad allora alimentato e contraddistinto l’inventiva popolare.
Sulla spinta della fondazione del Centro Nazionale di Studi Popolari, RAI già nella seconda metà degli anni Quaranta del secolo scorso, promosse un’attività di ricerca e di raccolta dei materiali mediante spedizioni mirate in tutte le regioni d’Italia, privilegiando luoghi spesso esclusi per questioni geografiche, sociali e culturali dai flussi didattici e informativi irradiati nei maggiori centri urbani. Nel corso di tali spedizioni, i documenti sonori venivano registrati direttamente nei luoghi e nei contesti d’origine, evitando l’opera di trascrizione che ne avrebbe fatalmente tradito l’autenticità dovendo convertire la struttura della musica popolare alla sintassi ritmica e melodica della musica colta. I canti, le voci, le parlate, le inflessioni delineavano il paesaggio sonoro di una società per lo più rurale, raffigurata agli albori della civiltà industriale, in grado di conservare ancora, oltre alle originarie formule linguistiche, il senso dei rituali, dei lavori e delle consuetudini delle poche passate tramite i canti che li accompagnavano e che, senza la loro fissazione in registrazioni sonore, sarebbe andato irrimediabilmente perduto.
Nacque così la raccolta costituita da Diego Carpitella con la collaborazione di altri grandi etnomusicologi, fra i quali Giorgio Nataletti e Alan Lomax, conservata presso la Nastroteca Centrale di Roma. Si tratta di una collezione contenente migliaia di brani icasticamente rappresentativi delle più diverse realtà regionali, che costituisce tutt’oggi la più imponente e rilevante ricerca sistematica del patrimonio etnofonico nazionale. Il materiale è stato reperito dal Centro Nazionale Studi di Musica Popolare, sorto sotto l’egida della RAI Radiotelevisione Italiana, che ha fornito anche i mezzi tecnici, e dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia, attraverso registrazioni effettuate fra il 1947 e la fine degli anni Sessanta. I documenti sono stati registrati quasi sempre nei luoghi d’origine e il loro complesso è stato censito e analizzato con rigorosi criteri scientifici. Il risultato di questa vastissima indagine è evidenziato nel volume Folk. Documenti sonori. Catalogo informativo delle registrazioni musicali originali, edito da RAI ERI nel 1977, che elenca i brani musicali contenuti nelle varie bobine, specificando per ciascuna titolo, località, organico, data di registrazione e forma o funzione.
La collezione realizzata da Carpitella, per quanto imponente, non fu l’unico sforzo compiuto da RAI nella ricerche sulla cultura e sulla musica popolare. Vi furono nel corso degli anni altre iniziative sia in ambito radiofonico, a cominciare dai documentari di Ernesto De Martino dedicati alla Lucania, sia in ambito televisivo, che arricchirono il corpo documentale riguardante il folclore di ineludibili occasioni di approfondimento. Alla collezione Carpitella vengono affiancati materiali audiovisivi provenienti dall’ archivio delle teche RAI: programmi, documentari che negli anni passati si sono occupati di tradizioni, musica, linguaggio, luoghi, popolazioni in tutta Italia. Essi non nascevano allora come vera e propria “raccolta sul campo” di documenti in senso scientifico, ma oggi assumono, antropologicamente e sociologicamente quel valore documentale, in quanto testimonianza, tutta da indagare, di un paese Italia che oggi sta scomparendo o è scomparso del tutto.
Il valore storico di questo materiale è altissimo in quanto consente di conoscere forme espressive trasmesse nel succedersi dei tempi e delle generazioni per tradizione orale in contesti preesistenti alla civiltà tecnologica dal Novecento.
Da tutto ciò emerge con evidenza l’importanza di un patrimonio documentale al quale per la prima volta RAI consente di accedere on line, offrendo un’occasione unica per ricostruire uno dei fondamenti della nostra storia culturale.
“Voi potreste, o giovani, andar cogliendo di sulla bocca del popolo, da provincia a provincia, la parola , il motto, la immagine, il fantasma che è la testimonianza della storia di tanti secoli; potreste cogliere a volo la leggenda che da tanti secoli aleggia per entro le caverne preistoriche ed i sepolcri etruschi , intorno alle mura ciclopiche ed ai templi greci, sugli archi romani e le torri feudali: voi potreste comporre così la demopsicologia dell’Italia, e dai monti alle valli, lungo i fiumi e sui muri della patria, cooperante la natura, ritessere la poesia eterna e non più cantata del popolo.”
(GIOSUÈ CARDUCCI, Confessioni e battaglie, Bologna, Zanichelli 1902)