Progetto filosofi – Enciclopedia Multimediale delle Scienze Filosofiche
Enrico Berti, Professore emerito di Storia della Filosofia, spiega il ruolo del mito nel pensiero di Platone (Atene, 428/427 a.C. – Atene, 348/347 a.C.)
Secondo Berti esistono tre diverse funzioni attribuite da Platone al mito. Una è la funzione propriamente filosofica, l’uso filosofico del mito: il ricorso a immagini figurate, serve per illustrare più efficacemente il significato di dottrine che possono anche essere conosciute per mezzo di concetti; si pensi ad esempio al famoso mito della caverna con cui nel Settimo Libro della Repubblica si illustra il processo della conoscenza attraverso vari gradi.
In questo caso il ricorso al mito non è indispensabile, perché questo processo può venire descritto anche per mezzo di concetti. Tuttavia, per renderlo più comprensibile, per esprimersi più efficacemente, Platone ricorre a quello specifico mito che ricopre esclusivamente il valore di una allegoria, di un paragone, di un’immagine: il mito non è che un discorso che espone attraverso immagini un contenuto propriamente filosofico.
C’è poi un uso che chiameremmo meta-filosofico del mito, ossia il mito usato per alludere a qualche cosa che va oltre le capacità della filosofia, che sta per così dire al di sopra, al di là della filosofia: ad esempio il destino delle anime dopo la morte.
Secondo Platone questo tipo di mito non è oggetto di conoscenza filosofica ma è un discorso che va oltre la filosofia, che non è filosofico, che è rischioso in quanto può anche non essere vero ma, come dice Platone nel Fedone, è un rischio che deve essere corso, un rischio “che è bello”.
Di tal fatta sono i miti appunto delle anime nel Fedone e il mito di Er nella Repubblica.
Infine esiste un terzo uso del mito che chiameremmo pre-filosofico o infra-filosofico è quello espresso nel Timeo e si manifesta qualora abbiamo a che fare con oggetti che non sono suscettibili di conoscenza rigorosa, di conoscenza scientifica. Ci si deve accontentare di un discorso verosimile, qual è appunto il mito, proprio perché siamo ad un livello inferiore rispetto a quello della filosofia, il livello del mondo sensibile.
Quindi c’è un mito filosofico, un mito che va oltre la filosofia, e un mito che resta al di sotto, al di qua della filosofia.
Poi naturalmente in Platone troviamo anche altri tipi di miti. Pensiamo al Simposio, dove il personaggio di Aristofane narra il mito dell’origine dell’amore: inizialmente il maschio e la femmina sarebbero stati uniti in un solo individuo, successivamente furono separati, ma da allora conservarono una attrazione reciproca; questa è un’immagine molto suggestiva per spiegare una dottrina che in Platone, a questo livello, non ha ancora un significato per la sua filosofia.
Riferimenti bibliografici
Enrico Berti, Invito alla filosofia, 2011
Platone, Fedone
Platone, Parmenide
Platone, Eutifrone
Platone, Repubblica
Platone, Timeo
Platone, Simposio