Progetto filosofi – Enciclopedia Multimediale delle Scienze Filosofiche
Emilio Garroni (Roma, 14 dicembre 1925 – Roma, 5 agosto 2005) è stato un filosofo e scrittore italiano.
In questa lezione il filosofo spiega gli albori della nozione di opera d’arte, partendo dal 1700, periodo in cui si inizia a riflettere su cosa sia l’arte, e quindi il bello, muovendo da principi che sembravano antichissimi (dai presocratici), eppure l’arte bella possiamo dire che si sviluppi proprio in quel periodo storico.
Sia il termine bellezza che quello di arte sono polisemici, racchiudono cioè più significati.
Nella riflessione estetica moderna, quando diciamo arte si può parlare di intreccio di somiglianze e differenze, ed è in base a questo principio che si coagulano una serie di attività raccolte attorno ad un senso comune e che chiamiamo “belle arti”.
Prima del ‘700 non esisteva il sistema moderno delle “belle arti” ma solo un intreccio di differenze e somiglianze. Nel diciottesimo secolo questo intreccio si raccoglie intorno alla nozione di sistema delle belle arti, e nasce ciò che va sotto l’espressione di arti belle”.
Gli enciclopedisti affermano che le belle arti non sono definibili in modo esauriente attraverso le regole che è necessario applicare per produrre il bello. C’è qualcosa di diverso che interviene e nel ‘700 viene identificato con il genio, un talento non definibile che investe l’opera che a quel punto non è più solo frutto di regole prestabilite
Anche la parola bellezza è una parola strana, polisemica: Platone nel dialogo dell’Ippia Maggiore parla di bellezza, discute su che cosa sia la bellezza riferendosi agli oggetti più diversi, riferendosi a un vaso, a una bella ragazza, a una bella poesia e così via; anche la parola arte ha un simile carattere polisemico. Lei sa benissimo che arte originariamente significa semplicemente un sapere unito ad abilità, volto alla produzione di oggetti o di comportamenti o di eventi, quali che essi siano; ancora oggi noi usiamo la parola arte in questo senso che è però decisamente di frequenza più bassa rispetto al senso estetico moderno.
Oggi se una persona dice arte tutti intendono arte in senso estetico moderno: questo è esattamente il contrario di ciò che invece accadeva cinquecento, seicento o settecento anni fa. Quindi allora intreccio di somiglianze e differenze: sembra una soluzione facile, sembra risolvere il problema se l’arte sia sempre esistita e dappertutto oppure invece cominci ad esistere soltanto ad un certo momento; sì, per un certo verso lo risolve ma crea un’altra difficoltà, una difficoltà forse ancora più forte, perché, in tanto si può parlare di un intreccio di somiglianze e differenze che precede la formazione della riflessione estetica e quindi del sistema delle belle arti, in quanto si costituisce precisamente questo senso delle belle arti, si coagulano queste attività che hanno queste somiglianze e differenze, si possono riconoscere quindi queste somiglianze e differenze; c’è in qualche modo un circolo, è un circolo inevitabile.
Il secolo diciottesimo vive questo circolo con assoluta normalità, non coglie il problema che questo circolo pone, cioè il problema tra estetica e arte, tra opera d’arte ed arte in generale; lo vive pragmaticamente, lo vive sulla base di un accordo pragmatico per cui queste diverse attività vengono sentite come similari e come tali da poter essere accorpate, senza tuttavia che se ne dia una definizione; non esiste un serio estetico settecentesco che dia una definizione di belle arti. Perché non esiste? Perché le belle arti si distinguono dalle arti in generale o dalle arti meccaniche, questo anche presso gli enciclopedisti che pure sono responsabili di una rivalutazione della pratica rispetto alla teoria che è di grande momento, possono essere chiamati dei paleo-pragmatisti insomma, non viene prima la conoscenza viene prima l’avere a che fare con le cose, il produrre e poi la conoscenza, perfino gli enciclopedisti, dicevo, quando parlano delle belle arti dicono che le belle arti non sono definibili in modo esauriente attraverso le regole dell’arte e l’abilità richiesta per l’applicazione di queste regole; c’è qualche cosa di diverso che interviene in certe produzioni: questo qualcosa di diverso è una parola nel Settecento molto comune, e viene chiamata genio.
Genio che cosa significa? Significa un certo talento, una certa originalità dell’operatore, che produce l’opera, sì certo, attraverso anche un certo sapere, una certa abilità, tutto questo è fuori discussione per chiunque, ma anche aggiungendoci qualche cosa che non può essere ridotto a regole; e così si costituisce la nozione di arte bella, di arti belle come qualche cosa precisamente di non definibile rigorosamente.
Riferimenti bibliografici
Emilio Garroni – La crisi semantica delle arti , 1964
Emilio Garroni – Senso e paradosso. L’estetica, filosofia non speciale, 1984
Emilio Garroni – Estetica. Uno sguardo attraverso, 1992
Immanuel Kant – Opus Postumum, Trad. it.: 2004