Progetto filosofi – Enciclopedia Multimediale delle Scienze Filosofiche
Il filosofo Gabriele Giannantoni, già professore dell’Università Sapienza di Roma, ci introduce al pensiero di Socrate (Atene, 470 a.C./469 a.C.– Atene, 399 a.C.), uno dei più grandi filosofi dell’antichità che ha influenzato tante correnti del pensiero filosofico moderno e contemporaneo.
Sono passati più di due millenni dalla sua scomparsa e la suggestione che esercita è ancora fortissima. Hegel lo definiva un individuo “cosmico-storico” (welthistorisch), uno di quei personaggi che chiudono e aprono un’epoca, condensandola in sé, e che, appunto, lasciano poi alla storia un messaggio imperituro. Giannantoni spiega che una delle ragioni di questa fama imperitura risieda nel fatto che dall’antichità ci è pervenuto un quadro della figura di Socrate così complesso e così carico di allusioni, che ogni epoca della storia umana vi ha trovato qualche cosa che le apparteneva.
Già i primi scrittori cristiani videro in Socrate uno dei massimi esponenti di quella tradizione filosofica pagana che, pur ignorando il messaggio evangelico, più si era avvicinata ad alcune verità del Cristianesimo.
L’Umanesimo e il Rinascimento videro in Socrate uno dei modelli più alti di quella umanità ideale che era stata riscoperta nel mondo antico. Erasmo da Rotterdam, profondo conoscitore dei testi platonici era solito dire: “Santo Socrate, prega per noi”. Anche l’età dell’Illuminismo ha visto in Socrate un suo precursore: il XVIII secolo fu detto il secolo socratico, giacché in quel periodo egli rappresentò l’eroe della tolleranza e della libertà di pensiero. Ogni epoca ha dunque ricostruito una propria immagine di Socrate, ma ha anche insistito sulla complessità che caratterizza la sua figura. Perfino quei filosofi che non hanno nutrito grande simpatia per Socrate, come ad esempio Nietzsche, hanno tuttavia assunto nei suoi confronti un atteggiamento che comunque riflette l’importanza che gli hanno attribuito: in scritti come La nascita della tragedia, del 1872, e La filosofia nell’epoca tragica dei Greci, del 1873, il filosofo tedesco vede in Socrate il simbolo della decadenza, della forza distruttiva e disgregatrice della ragione rispetto alle passioni e agli istinti, il dissolvitore dello spirito dionisiaco della tragedia, e quindi il fondatore della morale e dell’ottimismo.
Egli, secondo Giannantoni, è stato veramente il primo filosofo, colui che per primo ha riconosciuto di non sapere, e per questo ha desiderato di sapere. La vita di Socrate comincia e finisce con due date emblematiche: egli nasce ad Atene sotto l’arcontato di Apsefione nel 469 a. C., l’anno della battaglia dell’Eurimedonte, cioè dell’ultimo grande scontro tra i Greci e i Persiani: Cimone, figlio di Milziade, il vincitore di Maratona, sconfigge ancora una volta i tradizionali nemici dei Greci; dunque, Socrate conduce la sua vita nel periodo in cui la Grecia si sente forte, orgogliosa di aver cacciato i persiani dall’Egeo e di aver allontanato quella minaccia terribile. Socrate muore poi nel 399 a.C., cioè nel momento in cui inizia il declino politico di Atene: sulla Grecia si instaura l’egemonia di Sparta, e comincia veramente un nuovo capitolo della storia antica. Quindi, tra queste due date, la vita di Socrate si identifica con la vita di Atene: il periodo di Cimone, di Pericle, della guerra del Peloponneso.
Pur nella scarsezza delle notizie sulla vita di Socrate, sappiamo che egli fu un protagonista di questa vicenda; tra l’altro si raccontano aneddoti divertenti sulla sua partecipazione alla guerra del Peloponneso. Egli combatté in tre campagne militari, nel primo decennio di quella guerra, come oplita; questo significa che era in grado di pagare le proprie armi, e non era dunque così povero come la tradizione l’ha dipinto – ma ci sono addirittura delle fonti antiche che affermano che Socrate si sarebbe ridotto in povertà per aver esercitato l’usura senza successo. Socrate combatté molto valorosamente: tutte le fonti antiche sono concordi nel riconoscerlo. Certamente quindi Socrate è stato un protagonista della vita ateniese dei suoi tempi, tuttavia non bisogna dimenticare che anche la sua origine familiare ha avuto influenza sulla sua formazione. A questo proposito le fonti antiche ci dicono che il padre di Socrate, Sofronisco, era scultore, e ci dicono anche che nel primo periodo della sua vita Socrate seguì l’arte del padre.
Secondo questa tradizione, Socrate, agli inizi della sua giovinezza, sarebbe stato scultore. La madre di Socrate, Fenarete, era una levatrice, e questo certamente ha avuto una risonanza maggiore, perché Socrate considerò sempre un aspetto fondamentale della sua arte dialettica quello di essere un “maieuta”, cioè uno che aiutava gli altri a partorire le idee, così come sua madre aiutava le puerpere a partorire i figli. E questo comportava che, come la levatrice deve essere sterile, per lo meno così dice Socrate, anche il maieuta è sterile, non ha idee. Socrate sa di non sapere, però aiuta gli altri a produrre idee; è in questo senso che egli affermava di aver ripreso il mestiere, ovvero la tecnica della maieutica, della madre. Certo è che la famiglia di Socrate apparteneva alla piccola borghesia abbastanza agiata, quella classe sociale che sosteneva il regime pericleo e che costituiva l’ossatura fondamentale della città greca. L’Atene di Pericle fu veramente il centro culturale del mondo greco: l’età di Pericle segna il culmine della vita culturale ed artistica della città nel suo momento di maggior splendore, e il prestigio acquisito in questi anni sarà destinato a durare ben più a lungo. In origine il centro era stato la Ionia, cioè le colonie sulla costa occidentale dell’Asia Minore, ma poi la sempre maggiore influenza persiana, e anche l’instaurazione di regimi tirannici nelle principali città dell’Asia Minore, avevano provocato una specie di diaspora. Nello stesso tempo l’esperienza culturale della scienza astronomica e fisica ionica si incontra ad Atene con un altro prodotto della cultura ionica, cioè la storiografia. Erodoto, che riprende e innova la tradizione periegetica di Ecateo, viene anche lui ad Atene. E ad Atene fiorisce soprattutto la grande tragedia, di Eschilo, di Sofocle, di Euripide; quindi Atene è veramente il centro culturale del mondo greco, e un centro culturale di un’altezza che poche volte si è rinnovata nella storia umana. Socrate è a contatto con tutte queste esperienze culturali.
Aristofane, nel 423, lo porta sulla scena come personaggio della sua commedia Le Nuvole, ritraendolo per metà come un filosofo naturalista anassagoreo, e per metà come un sofista; tra l’altro, il decennio che va dalla morte di Pericle, nel 429 a.C., alla pace di Nicia, nel 421 a.C., è anche il decennio che vede il maggior concentramento di sofisti ad Atene: ad Atene troviamo Protagora, mentre, nel 427, arriva Gorgia; nello stesso periodo vi si trova sicuramente Prodico di Cèo, insieme ad Ippia. Quindi, Socrate, che vive a stretto contatto con tutti questi ambienti, è identificato da Aristofane come parte di questa tendenza culturale. Naturalmente, in questo modo, Aristofane attribuisce a Socrate delle dottrine, quelle fisiche o quelle sofistiche, che altre fonti invece gli negano; di qui nasce il problema della storicità della rappresentazione aristofanesca di Socrate. Tuttavia, si deve tenere presente che quella di Aristofane è la prima testimonianza scritta su Socrate, ed è l’unica testimonianza compiuta nel momento in cui Socrate era ancora vivo.
Riferimenti bibliografici
Aristotele – Organon 2016
Aristotele – Secondi analitici 2019
Aristotele – De interpretatione 2000
Aristotele – Metafisica 2004
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Franco Ferrari (a cura di), Socrate tra personaggio e mito, Milano, BUR Rizzoli, 2007
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Gabriele Giannantoni, Dialogo socratico e nascita della dialettica nella filosofia di Platone, edizione postuma a cura di B. Centrone, Bibliopolis, 2005
Giovanni Reale, Socrate. Alla scoperta della sapienza umana, Rizzoli, Milano, 2000
Giovanni Reale, Socrate, Rizzoli, Milano, 2001