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Progetto filosofi – Enciclopedia Multimediale delle Scienze Filosofiche
Paolo Rossi Monti (Urbino, 30 dicembre 1923 – Firenze, 14 gennaio 2012), già Professore Emerito di Storia della Filosofia all’Università di Firenze, analizza il tema della memoria, legato indissolubilmente a quello della dimenticanza. Un tema che appartiene alla storia della filosofia, ma che viene anche ampiamente studiato nell’ambito delle neuroscienze e della psicologia.
Il tema della memoria è rilevante nella tradizione filosofica, basta pensare ai due grandi nomi di pensatori della filosofia che sono Platone e Aristotele. Quando Platone dice che ogni sapere è reminiscenza, questo concetto è strettamente legato alla memoria: ogni cosa che sappiamo è il ricordo di ciò che abbiamo appreso in un’altra vita o in un altro mondo. Nella filosofia di Aristotele il tema della memoria occupa una parte estremamente importante però il punto di vista è completamente diverso in quanto il filosofo opera la distinzione, rimasta valida nel Medioevo e per larga parte dell’Età Moderna, tra la memoria e la reminiscenza. Per Aristotele La memoria è quel fenomeno per cui ci vengono in mente cose del passato mentre la reminiscenza ha luogo quando noi cerchiamo di richiamare un pezzo mnemonico che è scomparso, quindi la reminiscenza presenta un aspetto di consapevolezza che nella memoria è in qualche modo assente. Questi sono due modi di guardare alla memoria nella storia della filosofia che sostanzialmente restano alternativi.
Nella cultura contemporanea esiste un enorme interesse per la memoria da parte di filosofi, neurologi, psicologi, psichiatri e studiosi del cervello in generale. Poi c’è un’altra faccia del tema della memoria che ha più a che fare con la dimensione platonica: si pensi alla tematica dell’oblio dell’essere nella filosofia di Heidegger, riprende il tema platonico della presenza nel mondo dell’uomo come decadimento. Quindi sono due tradizioni diverse che hanno avuto in passato dei rapporti, ma che continuano a coesistere nel mondo di oggi.
Partendo dalle considerazioni fatte in un suo libro, Il passato, la memoria, l’oblio. Sei saggi di storia delle idee Paolo Rossi Monti riflette sull’idea che possiamo distinguere il ricordare dal dimenticare, quindi la memoria dall’oblio. Il tema della memoria non è prettamente solo filosofico, ma è radicato in ogni essere umano che ha il terrore di essere dimenticato. Il nostro desiderio di immortalità, al di là delle credenze personali, è comunque forte. Un esempio ne è un verso della Divina Commedia dove un uomo, ormai nell’aldilà, chiede a Dante di rievocare il suo nome una volta tornato nel mondo dei vivi affinché non venga dimenticato. I cimiteri, i monumenti, costituiscono infatti luoghi o oggetti che ci richiamano alla memoria persone scomparse. Perché richiamare alla memoria qualcosa che non esiste più è indubbiamente un valore. In un film che ha fatto la storia del cinema, Blade Runner, si racconta di replicanti uguali agli esseri umani ma che non sanno di essere replicanti. Quando in una di queste replicanti si affaccia il dubbio di non essere un vero essere umano e quindi di possedere una memoria fittizia, che è stata inserita nel suo cervello da qualcun altro, ella viene rapita da una angoscia terribile derivante dalla consapevolezza di non potere avere nostalgia del passato: l’assenza della nostalgia, della memoria evoca dunque una perdita dell’identità personale. Rossi utilizza questo racconto per far capire quanto la memoria sia parte integrante della nostra identità, un tratto caratteristico non appartenente esclusivamente ai singoli esseri umani ma anche alla collettività, in quanto ogni gruppo sociale si salda anche attraverso la costruzione di una propria memoria storica. Questo è indubbiamente un dato positivo, ma può risultare anche negativo, ad esempio: quando il senso di appartenenza ad una comunità nazionale si trasforma in nazionalismo abbiamo un effetto pericoloso della memoria. Così come il tribalismo e il localismo, secondo Rossi l’esaltazione della memoria collettiva può avere effetti nocivi sulle comunità.
Il tema della dimenticanza non è un tema marginale. Cosa vuol dire ricordare la propria vita? Vuol dire selezionare, ricordare pezzi, istanti. Se uno ricordasse tutto, sarebbe in una situazione spaventosa, patologica. C’è un racconto di Borges, Funes el memorioso, che descrive un uomo che non può dimenticare nulla, quindi non possiede dei semplici ricordi, ma una folla di cose che gli uccidono la mente. Fuori dal campo letterario, stiamo parlando di patologie che Oliver Sacks definisce patologie dell’eccesso, come appunto il ricordare troppo. Il neurofisiologo sovietico Lurija, maestro di Sacks, aveva scritto un saggio su un suo paziente, intitolato Viaggio nella mente di un uomo che non dimenticava nulla. Si trattava di un uomo in cura dal medico per 16 anni che era capace di ricordare ogni minimo dettaglio di ogni seduta avvenuta nell’arco di quel tempo.
Per concludere, Rossi riflette sull’idea che abbiamo dimenticato che la memoria ha una storia che ha implicato nei secoli non solo l’analisi delle sue caratteristiche ma anche tutta una costellazione di tecniche mnemoniche per potenziarla, evocarla, promuoverla.
Bibliografia
Paolo Rossi – Il passato, la memoria, l’oblio. Otto saggi di storia delle idee, ed. Il Mulino, 2013
Frances A. Yates – L’arte della memoria, Einaudi, 2007
Jorge Luis Borges – Finzioni, Adelphi, 2015
Oliver Sacks – Il fiume della coscienza, Adelphi, 2018
Aleksandr Lurija – Viaggio nella mente di un uomo che non dimenticava nulla, Armando Editore, 2004