Progetto filosofi – Enciclopedia Multimediale delle Scienze Filosofiche
Il grande filosofo tedesco Hans Georg Gadamer affronta l’opera monumentale del filosofo, anch’egli tedesco, Arthur Schopenhauer (Danzica, 22 febbraio 1788 – Francoforte sul Meno, 21 settembre 1860) intitolata Il mondo come volontà e rappresentazione (1819).
Schopenhauer si iscrive appieno nell’800 romantico che ha espresso, soprattutto in Germania, filosofi, pensatori ed intellettuali di stampo romantico di primissimo piano, tanto che le sue teorie hanno fortemente influenzato sia il pensiero di Nietzsche che di Freud, padre dalla psicanalisi.
“La filosofia morale di kant”, spiega Gadamer, “ è intitolata Critica della ragion pura, mentre con Schopenhauer il mondo viene indicato come volontà e rappresentazione. La volontà viene messa in primo piano, ma non più come volontà razionale, cioè un volere razionale e illuminato che cerca di concepire in termini nuovi il segreto dell’esistenza e della libertà umana. Ora si tratta invece di una volontà ottusa, cieca, quella terribile realtà che faceva inorridire Schelling, il quale parlò del terrore di fronte alla natura. La volontà è una potenza inquietante, che fa pensare alla vita sempre come un desiderio inappagato e inappagabile, una tormentosa brama di liberazione e di riscatto. Ciò spiega perché un uomo come Schopenhauer abbia cercato altre forme di affrancamento dalla volontà, perché abbia ripensato “la cosa in sé” di Kant alla quale si contrappone il mondo dei fenomeni, l’unico accessibile al sapere umano. Improvvisamente appare che la cosa in sé non è più la cosa, bensì il potere stesso della volontà che tutto penetra e da cui noi cerchiamo di svincolarci attraverso il mondo della rappresentazione. A questo proposito l’arte e la religione adempiono ad una funzione liberatoria e redentrice nel pensiero di Schopenhauer.
Capiamo inoltre perché ciò consenta, da un lato, di esperire la vita in tutta la sua realtà impenetrabile, ma al tempo stesso di sottrarsi ad essa, come accade nel buddhismo, in cui il Velo di Maya – nel quale i mortali vacillano incerti – rinvia ad una più profonda verità di salvezza. Si intende quindi cosa abbia cercato la secolarizzazione dell’età moderna in queste aspirazioni di Schopenhauer alla trascendenza, rispecchiate nei drammi musicali di Richard Wagner: il tentativo di riconciliare questo desiderio di riscatto con l’eredità del cristianesimo, si pensi al Parsifal”.
Nella seconda parte del video, il filosofo e accademico italiano Remo Bodei analizza il pensiero di Schopenhauer, soffermandosi sulla concezione dell’Io del filosofo tedesco.
L’Io per Schopenhauer è una voce che rimbomba in una sfera cava di vetro, e se si cerca di afferrare questa voce – che in realtà non ci appartiene – abbracciamo nient’altro che un vano fantasma.
Come individui, per il pensatore tedesco, non siamo altro che un capriccio di questa volontà di vivere, di questa entità anonima, che parla a tutti gli esseri viventi: siamo come dei ghirigori che la volontà di vivere traccia nella lavagna dello spazio e del tempo.
Questa posizione di Schopenhauer, prosegue Bodei, avrà enormi risonanze nel periodo successivo, attraverso l’opera di Eduard von Hartmann (La filosofia dell’inconscio del 1869) giungerà fino a Freud, per il quale tutti gli elementi che precedono la coscienza e l’identità hanno un peso determinante. In Freud di nuovo non c’è un Io che guida la danza, ma un Io che deve districarsi tra varie istanze psichiche che non controlla.
Le idee di Schopenhauer giungeranno poi fino ad Heidegger e Lacan, il quale dice “io sono dove non penso e penso dove non sono”. Schopenhauer ha infatti mostrato che il principio di individuazione è parte di una grande tradizione, quella dell’Occidente, che vuole gli individui uguali a se stessi per renderli responsabili; mentre rifacendosi a dottrine orientali – soprattutto indiane e cinesi – si intuisce che in quei popoli non c’è lo stesso pathos dell’individuazione.
Il professore conclude che ci sono certamente delle ragioni profonde se questo tema dell’individuo è così presente nella nostra cultura. Uno di questi motivi è la tradizione politica ed economica di certi paesi occidentali che pongono l’accento sulla capacità dell’individuo di agire attivamente e di essere libero.
Riferimenti bibliografici
Arthur Schopenhauer – Il mondo come volontà e rappresentazione (ultima edizione italiana: 2009)
Friedrich Schelling – Ricerche filosofiche sulla essenza della libertà umana (ultima edizione italiana: 2007)
Maria Vitale – Dalla volontà di vivere all’inconscio. Eduard von Hartmann e la trasformazione della filosofia di Schopenhauer (2014)