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Progetto filosofi – Enciclopedia Multimediale delle Scienze Filosofiche
Pier Aldo Rovatti (Modena, 19 aprile 1942), già Professore di Filosofia contemporanea all’Università di Trieste, ci introduce al pensiero di Jean-Paul Sartre (Parigi, 21 giugno 1905 – Parigi, 15 aprile 1980), uno dei più importanti rappresentanti dell’esistenzialismo. Filosofo, romanziere, drammaturgo, Sartre rimette al centro del discorso l’uomo, dando forma ad un umanesimo ateo in cui ogni individuo è libero e responsabile di se stesso.
Il problema di sarte è l’uomo, l’esistenza in quanto condizione umana. Questo evidenzia una divergenza con Heidegger, cosa che era chiara anche all’epoca tanto da spingere il filosofo tedesco a pubblicare nel 1946 “La lettera sull’umanismo” che era chiaramente rivolta al filosofo francese e alle sue teorie. Gli studi fenomenologici di Sarte lo portano sia ad una centralità di questo elemento uomo, sia ad una lettura umanistica di Hegel. In Sarte l’esistenza, il riferimento all’uomo e all’umanismo, sono centrali, ma c’è una curvatura fenomenologica e anche una certa terminologia che sono chiaramente di derivazione heideggeriana: come possiamo tracciare una differenza tra i due autori? Di certo l’espetto umanistico li differenzia, ma anche il ritorno al soggetto mutuato da Husserl nel filosofo francese assume un significato diverso, diventa un termine più difficile da trattare. E questo ritorno, nella dichiarazione esistenzialistica di Sartre, è impossibile. Se Heidegger in “Essere e tempo” si pone la questione dell’”essere”, in Sartre quella stessa parola assume il senso di una parte contro cui si sbatte, una strada che non è percorribile. E’ qualcosa che si frappone tra noi e noi stessi, tra il soggetto e il suo progetto di tornare pienamente in se stesso. In “L’essere e nulla”, testo fondamentale di Sartre, il per sé e l’in sé sono due protagonisti di una lotta per la vita e per la morte, una sfida che non si risolve che da un lato mantiene l’illusione dell’uomo di poter diventare Dio – nel senso di poter essere quel per sé che diventa un in sé, ovvero completamente padrone di se stesso – e dall’altro la permanenza, l’elemento opprimente dell’essere in sé, delle cose così come sono, teorie espresse anche nel famoso romanzo “La nausea” che appartiene a questo periodo. Si è detto infatti che “L’essere e il nulla” sia un dispiegamento filosofico dei temi trattati narrativamente nel romanzo.” “La nausea” è la storia del fallimento di un personaggio quasi certamente autobiografico, un intellettuale – e qui entra in gioco il problema dell’intellettuale e del suo compito nella cultura – che si affida al sapere, ma che non riesce attraverso il sapere ad arrivare a se stesso. Le pagine del diario scritte da questo personaggio sono via via l’attestazione di questo scacco, fino alla notazione lapidaria finale che leggiamo “Oggi niente. Esistito”, ovvero oggi non è accaduto nulla, la pura e semplice esistenza. La nausea è il sentimento che sopraggiunge davanti alla constatazione della nuda realtà, dell’esistenza così com’è. Ci si trova davanti ad un esistere opprimente e non perforabile. “Oggi niente. Esistito” è un modo più comprensibile e letterario di esprimere il concetto filosofico dell’in sé.
Riferimenti bibliografici
Pier Aldo Rovatti – Che cosa ha veramente detto Sartre, Ubaldini, 1978
Jean-Paul Sartre – La nausea, Einaudi, 2014
Jean-Paul Sartre . L’essere e il nulla, Il saggiatore, 2014
Martin Heidegger – Essere e tempo, Longanesi, 2005