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Progetto filosofi – Enciclopedia Multimediale delle Scienze Filosofiche
In questa intervista la professoressa Adriana Cavarero (Bra, 7 maggio 1947) filosofa, storica della filosofia e accademica italiana, parla del rapporto tra filosofia e narrazione. Mentre la filosofia si interroga sugli eventi, la narrazione si pone la domanda fondamentale “chi sei tu?” e, a partire da questa domanda racconta l’identità dell’oggetto interrogato. Secondo la professoressa, a partire dal pensiero greco antico si è andata consumando la frattura tra il registro filosofico e il registro narrativo.
Filosofia e narrazione hanno in comune la discorsività, il logos, parole che si concatenano, che si legano, solo che il legare filosofico è definitorio, sistematico mentre il “legare” della narrazione è un racconto di parole che manifestano la storia di una identità che viene raccontata. Ciò che hanno in comune è la radice greca della loro nascita.
La filosofia analitica, più attenta all’analisi del linguaggio e alla logica, abbandona l’idea di narrazione.
Negli Stati Uniti, secondo la professoressa Cavarero, la categoria del performativo assolve a una funzione centrale. L’origine della categoria, che appartiene al filosofo inglese John Austin, è il potere delle parole di produrre quello che dicono, di “fare” mentre lo si esprime. Esempio classico è “io vi dichiaro marito e moglie”. Sarebbe il linguaggio di una narrazione a produrre dunque la narrazione stessa. Questa idea sottende una concezione ingenua della biografia o dell’autobiografia ma che ha aperto un vasto orizzonte di studi basato sullo sfondo concettuale per cui tutto ciò che esiste, esiste all’interno del testo, o all’interno di un discorso, o nell’ambito del logos.
Una particolare interpretazione della storia di Edipo Re di Sofocle esemplifica la divaricazione iniziale tra filosofia e narrazione. Nella storia di Edipo è centrale il suo incontro con la Sfinge che pone lo strano indovinello: qual è l’animale che cammina prima con 4 gambe, poi con 2 poi con tre”. Rispondendo all’indovinello, Edipo indica quello che Hannah Arendt chiamerebbe un ente fittizio, un’entità costruita e può rispondere “l’uomo” proprio perché non sa chi egli stesso è ma conosce la natura dell’entità fittizia
Riferimenti bibliografici
Cavarero Adriana Tu che mi guardi, tu che mi racconti, Feltrinelli, 1997 (English translation: Relating Narratives, Routledge, London 2000)
Austin John, How to do things with words, 1962 Trad. it.: Come fare cose con le parole , Marietti, 2019