Progetto filosofi – Enciclopedia Multimediale delle Scienze Filosofiche
Paolo Rossi Monti (Urbino, 30 dicembre 1923 – Firenze, 14 gennaio 2012) è stato un filosofo e storico della scienza italiano.
In questo video il professor Rossi spiega il pensiero di Sir Francis Bacon, dapprima latinizzato in Franciscus Baco(nus) e poi italianizzato in Francesco Bacone (Londra, 22 gennaio 1561 – Londra, 9 aprile 1626), filosofo, politico, giurista e saggista inglese vissuto alla corte inglese, sotto il regno di Elisabetta I Tudor e di Giacomo I Stuart.
Segnatamente, Rossi si concentra sull’analisi della dottrina degli “idola” e sulla concezione della tecnica nel pensiero baconiano.
“Mentre in Cartesio – spiega Rossi – troviamo l’indicazione di una metodo, seguendo il quale pervenire alla verità, Bacone invece pensa di più al mondo della vita, al mondo di quello che noi chiamiamo il mondo della chimica. Quindi sa bene che in fondo il metodo cresce con il crescere stesso della ricerca. Però l’aspetto più interessante è inerente a ciò che comunemente viene chiamata la dottrina degli “idola”, ecco, cioè la dottrina dei naturali errori della mente umana.
Questo mi pare un punto importante, perché gli “idola” sono, cioè questi errori che lui chiama “volantes fantasiae” o errori o fantasmi, sono qualcosa che assedia la mente degli uomini.
Il che vuol dire che in Bacone non c’è quella fiducia che c’è in altri della capacità della mente di afferrare il senso profondo delle cose. Gli “idola” sono costitutivi della nostra natura. Come tutti sanno ne distingue quattro gruppi, che sono quelli della spelonca, quelli della tribù, quelli del foro, quelli del teatro.
Sono nomi immaginari, ma la spelonca è la caverna di Platone. Cioè ogni uomo singolo, in quanto nasce, è come in una spelonca, cioè non vede direttamente la realtà, ma vede delle ombre, ha quello che diremmo solo una conoscenza fenomenica del mondo, cioè vede apparenze, non vede la realtà profonda del mondo. Quelli della tribù sono quelli che derivano dal fatto di essere associati, cioè dal fatto di vivere in un certo modo.
Se lo potessi tradurre in un linguaggio contemporaneo, diremmo che i paradigmi mentali di un membro di una tribù di pigmei sono estremamente lontani dei paradigmi mentali di un ragazzino che studia nelle nostre scuole elementari, in qualunque paese dell’Europa occidentale. Cioè ci sono degli errori che la mente corre per il fatto di vivere in quella cultura.
Poi ci sono quelli del foro. Foro è il foro degli avvocati, dove si disputa Sono quelli che derivano dal linguaggio. Qui ci sono grandi cose. Questo è il Bacone che è piaciuto di più anche agli analisti, che (erano poi), hanno sempre considerato poco un grande filosofo, però a questo hanno dedicato attenzione, quando usiamo le parole, dice Bacone, crediamo di usarle solo per chiarire, in realtà quando le usiamo, oscuriamo anche la verità, perché le parole, come dice con una espressione bella, “ritorcono la loro forza sull’intelletto”. Cioè, quando scegliamo una parola, scegliamo di dire una cosa, ma insieme nascondiamo quella cosa, perché la parola non dice mai, non serve solo a comunicare, serve anche a nascondere, cioè la scelta di una parola è condizionante, questo vuol dire. Poi ci sono quelli del teatro che sono quelli che derivano – usa questa metafora – dallo “spettacolo delle filosofie”. Una metafora irriverente, eh! Siamo a teatro, ci passano davanti queste recite. Dice: raccontano sempre la stessa cosa, sono come andare a un banchetto e mangiare sempre carne di porco, travestita in mille modi. Quindi ha questo aspetto, se si vuole, anche tipicamente inglese, ma molto, ma molto irriverente. Ed è una, diciamo, una descrizione degli errori tali da darci l’immagine di una mente che è sempre limitata, che ha la possibilità di migliorare la situazione, ma non di cambiarla. Cioè l’uomo non conoscerà mai come Dio. Ecco qui c’è un forte senso – che è quello che c’è anche in Galilei, se si vuole – c’è un forte senso dei limiti della ragione, quelli che Kant chiamerà i “limiti della ragione”, che poi è un tema che emerge con Locke, che attraversa tutta la storia della filosofia. L’uomo non è lo specchio del mondo, è uno specchio appannato del mondo, non vede tutto, deve limitare il suo intelletto. Alcune cose può sapere e molte altre cose non può sapere”.
L’idea di tecnica in Bacone
“Bacone, prosegue Rossi, ha delle idee molto complicate. E’ legato da una parte alla tradizione alchimistica e dall’altra alla tradizione dell’atomismo del Cinquecento e del primissimo Seicento. Non è facile determinare che cosa sono le particelle di cui Bacone parla e quello che è facile capire, che è chiaro da capire, è che lui ha una visione meccanicistica del mondo, cioè che pensa al mondo come a una macchina e che pensa che la macchina sia il modello attraverso il quale si può capire il mondo.
E pensa anche, e questo è il punto rilevante, che la realtà delle cose, la realtà vera delle cose, non sia fatta, non sia simile a quella che i sensi ci certificano. Cioè bisogna andare al di là dei sensi e andare al di là dei sensi, andando nella dimensione del piccolo prevalentemente, si arriva più vicino alla natura di quanto non siamo vicini guardando la natura o toccando la natura. Un altro aspetto per cui è importante questa sua immagine della scienza è l’enciclopedia. Cioè Bacone pensa che le enciclopedie medioevali non abbiano più nessuna possibilità, pensa a una trattazione del sapere riordinata sulla base, secondo lui, riordinata sulla base delle facoltà: senso, memoria e intelletto. Ma bisogna ricostruire un insieme organico di conoscenze, che non sia però più quello aristotelico, quello medioevale, che era ai suoi occhi fondato, e in questo è difficile dargli torto, su un mondo strutturato gerarchicamente, cioè un mondo che ha: in cima alla piramide c’è Dio, alla base della piramide ci sono le cose meno nobili dell’universo, come i vermi o come le pietre, e in mezzo c”è tutto il sapere. Quindi era quella che si chiamava nel Medioevo la “subalternatio”. Ogni sapere è subalterno a un altro. Poi c’è il sapere che ha per soggetto la divinità, cioè la teologia che è al sommo del sapere. Bisogna smontare questa costruzione e dare luogo a un’altra enciclopedia. Questo è un altro punto.
Un altro punto rilevante per la sua costruzione è quello della storia naturale. Bacone è un ammiratore di Plinio, ma sa che la storia degli antichi è piena di cose leggendarie, è piena di cose che non ci sono. Il grande progetto, al quale dedica una quantità di energia, che ha dell’incredibile, perché lavora disperatamente in mezzo, poi, a queste faccende e a queste difficoltà, di cui dicevo prima, è quello di una grande storia naturale, che elimini tutti gli aspetti favolosi, tutti gli spetti mitici, gli aspetti miracolistici, che sono ancora presenti nella tradizione antica e in quella medioevale, e che sia una descrizione fedele della natura. Quindi una riclassificazione del sapere e una descrizione della natura. Quando dico: descrizione della natura intendo ripenso a delle storie particolari, per esempio la storia dei venti o la storia delle maree. Ecco, che riconsideri tutti quei fenomeni che sono caratteristici e costituiscono il mondo.
L’ultimo aspetto, quello che rende forse particolarmente rilevante, grande, importante l’età su immagine della scienza, è che essa è costruita in polemica con due immagini differenti. Una è quella del sapere aristotelico, al quale accennavo prima, cioè un sapere gerarchicamente strutturato sulla base del modello di un mondo, gerarchicamente strutturato, Da una parte, e dall’altra, vero, la tradizione magica o alchimistica. Questo non va mai dimenticato. La storiografia vecchia, quella, diciamo così, pighelliana e precedente, è una storiografia per la quale la tradizione magico-ermetica non esiste, non è un punto forte della filosofia rinascimentale. oggi sappiamo che le cose non stanno così, lo sappiamo dopo la Yaets , dopo Garin, dopo Walter Pagel , dopo tanti studi importanti. Cioè sappiamo che Bacone aveva, diciamo combatteva, su due fronti, diciamo l’antiscolastica e l’antiermetismo. Quindi deve costruire l’immagine della scienza alternativa sia alla scienza dell’università, che lui detesta, che è quella degli scolastici, sia però la scienza dei pratici, diciamo, dei maghi in parole povere. Quindi la scienza deve avere delle caratteristiche forti, che la differenziano dall’una e dagli altri. La scienza per Bacone si fa fuori dell’università.
Riferimenti bibliografici
Bacone Francesco –Novum Organum, 1620
Rossi Paolo – Francesco Bacone: dalla magia alla scienza, Bari, Laterza, 1957