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Progetto filosofi – Enciclopedia Multimediale delle Scienze Filosofiche
Paul Karl Feyerabend (Vienna, 13 gennaio 1924 – Genolier, 11 febbraio 1994) è stato un filosofo e sociologo austriaco. Filosofo della scienza, nacque in Austria ed in seguito visse nel Regno Unito, USA, Nuova Zelanda, Italia ed infine in Svizzera. Nei propri libri Contro il metodo e La scienza in una società libera difende l’idea che non esistono regole metodologiche sempre univoche. Sostiene che qualsiasi tipologia di metodo scientifico prescrittivo limiterebbe l’attività degli scienziati e, di conseguenza, il progresso scientifico. Secondo la sua visione la scienza beneficerebbe maggiormente se tendesse all’anarchismo epistemologico.
Nell’ambito della filosofia della scienza la posizione di Feyerabend viene generalmente considerata estrema, perché sostiene che la filosofia non possa fornire una descrizione generale della scienza, né concepire un metodo per differenziare i prodotti della scienza dalle entità non scientifiche come i miti. Per avvalorare l’idea che le regole metodologiche di solito non contribuiscono al successo scientifico, Feyerabend fornì controesempi all’asserzione che la “buona” scienza operi in base ad un metodo stabilito; portò ad esempio alcuni episodi scientifici, generalmente visti come casi indiscutibili di progresso (per esempio la rivoluzione copernicana), e mostrò come tutte le regole prescrittive della scienza fossero state violate in tali circostanze, e aggiunse che l’applicazione di tali regole, in quelle situazioni storiche, avrebbe in realtà impedito la rivoluzione scientifica.
Tra le sue opere principali ci sono Contro il metodo del 1975, La scienza in una società libera (del 1978), Addio alla ragione (una collezione di saggi del 1987) e, pubblicato postumo nel 2002, Conquista dell’abbondanza. Feyerabend diventò famoso per la sua visione anarchica della scienza e il suo negare l’esistenza di regole metodologiche universali. La sua opera ha avuto una notevole importanza nella storia della filosofia della scienza e della sociologia della conoscenza scientifica.
Paul Feyerabend ricorda le principali tappe della propria formazione intellettuale, che egli vede come una successione di eventi assolutamente casuali. Egli non aveva programmato i propri studi: il suo interesse per la musica, i suoi studi di fisica e di filosofia sono nati in situazioni non cercate, del tutto casuali. Un ruolo importante nella formazione delle teorie di Feyerabend è da attribuire ai suoi molteplici incontri con alcuni fisici contemporanei: Imre Lakatos, ad esempio. Questi, profondamente convinto della validità della scienza e dei suoi metodi, spinse Feyerabend a scrivere le sue obiezioni per poterle poi controbattere in un libro comune che purtroppo non vide mai la luce a causa della morte di Lakatos. Ma da questo stimolo nacque lo scritto di Feyerabend Contro il metodo. Anche il fisico Hans Thirring, con il suo scetticismo impegnato, e Felix Ehrenhaft, con la confutazione di fondamentali esperimenti della fisica, hanno contribuito allo sviluppo delle tesi presenti nel libro Contro il metodo. In esso si cerca di individuare il metodo messo in atto dalle scienze per poi mostrare che in realtà non esiste. Nell’ambito scientifico non si può parlare di verità, per lo meno non di verità unica, assoluta. Ciò che prevale sulla verità è la pluralità, la variabilità dei metodi ed il loro conflitto. Non esiste dunque un’unità della scienza; non solo sono diversi i metodi delle diverse scienze, ma anche i loro risultati ed assunti di base. Parlare di scienza al singolare significa parlare di una chimera. Non vi è una coerente `entità scienza’ che possegga la verità. Ciò non vuol dire però che non ci si debba dedicare alla ricerca scientifica. , anzi, proprio questa l’esortazione di Feyerabend: dedicare tutti gli sforzi alle «scienze» e non alla scienza. Ci si può rivolgere anche ai miti per avere le risposte alle proprie domande. L’uomo, infatti, necessita sia della scienza sia dei miti in una misura che si deve sempre stabilire di volta in volta, in base alle specifiche esigenze storico-sociali. La ricerca scientifica solleva anche la questione della «giustificazione» della teoria attraverso gli esperimenti. Anche in questo contesto Feyerabend sottolinea la necessità di un approccio pluralista e non monista. A volte le difficoltà di comprovare una teoria con gli esperimenti possono rimanere in piedi per secoli eppure si può continuare a credere che una teoria sia corretta, finchè alla fine non si scopre che essa è effettivamente corretta. In altri casi, invece, per spiegare adeguatamente un fenomeno si ricorre a teorie considerate obsolete, confutate da scoperte più recenti e così via. Muovendo dalla pluralità di criteri metodologici atti a corroborare e/o smentire una teoria, Feyerabend afferma che il presupposto falsificazionista di Karl Popper è senz’altro utile, ma non l’unico valido per saggiare la bontà di una teoria. Non esistono, dunque, regole generali per la giustificazione di una teoria scientifica, perchè ciò che è valido, utile, esplicativo in un contesto può essere del tutto inutile ed inadeguato in un altro.