Progetto filosofi – Enciclopedia Multimediale delle Scienze Filosofiche
Lo storico e sociologo Franco Ferrarotti (Palazzolo Vercellese, 7 aprile 1926) ci racconta la vita e il pensiero di Il visconte Alexis Henri Charles de Clérel de Tocqueville (Parigi, 29 luglio 1805 – Cannes, 16 aprile 1859) filosofo, politico, storico, precursore della sociologia, giurista e magistrato francese.
Nel 1831 Tocqueville si reca negli Stati Uniti per studiare il sistema penitenziario americano ma Tocqueville, pensatore poliedrico, scriverà l’opera pietra miliare dell’Occidente “La democrazia in America” (1835-1840) in cui coglie le origini, l’essenza e i limiti del sistema democratico.
Nell’opera, il filosofo francese fa riferimento alla differenza tra democrazie liberali e illiberali, mettendo l’accento sul rischio della tirannide della maggioranza. Da una parte si interessa delle forme politiche statualmente intese mentre, come sociologo, si interessa della genesi sociale dei complessi istituzionali.
Il merito del filosofo, come ben evidenzia Ferrarotti, è quello di avere illuminato i principi della democrazia attraverso l’esperienza dei metodi e dei sistemi aristocratici europei da cui proviene.
A Tocqueville va riconosciuto il merito di aver colto l’essenza e i limiti del regime democratico accennando alle tappe fondamentali della sua vita intellettuale e politica.
Particolarmente sensibile alle questioni relative alle libertà individuali, nel suo testo più conosciuto “La democrazia in America”, Tocqueville distingue tra democrazie liberali e democrazie illiberali, dimostrando in tal modo di non considerare necessaria e permanente la connessione tra democrazia e libertà.
La democrazia di massa degli Stati Uniti rischia di diventare ‘mediocrazia’, vittoria dell’uomo medio, e della mediocrità. La costituzione americana però offrirebbe, secondo il politologo, una via d’uscita rappresentata dal sistema dei ‘checks and balancies’, dei ‘controlli bilanciati’ tra il potere esecutivo, legislativo e giudiziario: ciò a condizione, osserva Tocqueville, che la separazione tra questi tre poteri venga concepita come una collaborazione dialettica e non come una reciproca neutralizzazione..
Nel suo libro, Tocqueville sottolinea la differenza tra la rivoluzione francese e quella americana: la prima nasce in un contesto storicamente determinato, ma presume di avere validità universale, la seconda non abbandona mai il suo fondamento pragmatico, come dimostra lo slogan dei rivoluzionari americani: ‘niente tasse senza rappresentanza’.
Tocqueville non riesce a vedere nitidamente il rapporto fra democrazia e sviluppo economico capitalistico; ha tuttavia presente che predicare la libertà, ad esempio la libertà d’impresa, non significa distruggere definitivamente le basi dell’asservimento politico.
Nella sua indagine applica il metodo sociologico dell’osservazione partecipante, fa un lavoro di ricerca sul campo, non usa questionari preconfezionati ma lascia emergere i problemi da coloro con cui discute, utilizzando il sistema del colloquio guidato: la sua ricerca si articola in diversi settori, il settore politico, civile, giuridico, dove parla di ‘jury’ e ‘common law’, il settore economico e quello religioso.
Riferimenti bibliografici
Alexander de Tocqueville, La democrazia in America, ultima edizione italiana: UTET, Torino, 2014
Ferrarotti Franco, La sociologia, Milano, Garzanti, 1967