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Progetto filosofi – Enciclopedia Multimediale delle Scienze Filosofiche
Il filosofo Gennaro Sasso, già direttore dell’Istituto Italiano per gli Studi Storici di Napoli fondato nel 1946 da Benedetto Croce, è presidente della “Fondazione Giovanni Gentile”, presidente dell'”Edizione nazionale delle Opere di Benedetto Croce” e socio nazionale dell’Accademia dei Lincei.
In questa lezione introduce il pensiero di Niccolò Machiavelli (Firenze, 3 maggio 1469 – Firenze, 21 giugno 1527) storico, filosofo, scrittore, drammaturgo, politico e diplomatico italiano, secondo cancelliere della Repubblica Fiorentina dal 1498 al 1512.
Considerato, al pari di Leonardo da Vinci, un uomo universale, è considerato il fondatore della scienza politica moderna, i cui principi base emergono dalla sua opera più famosa, Il Principe, nella quale è esposto il concetto di ragion di stato e la concezione ciclica della storia. In un paio di capitoli, il 15° e il 18°, Machiavelli sostiene principi che susciteranno clamore e scuoteranno profondamente le coscienze nei secoli a venire: nello specifico, all’opposto dell’idea inveterata secondo cui “pacta sunt servanda”, Machiavelli sostiene che il principe deve essere pronto a venire meno alla fede e a non osservare i patti quando le condizioni lo richiedano. Tali dichiarazioni furono un vero e proprio terremoto per il pensiero etico e politico occidentale. In nessun altro trattato, spiega Sasso, dell’antichità al pensiero moderno, si sono lette dichiarazioni così prive di ambiguità e così sconvolgenti.
Ma quali sono le ragioni alla base del pensiero espresso ne “Il principe”? L’opera si pone nel contesto storico di una crisi delle repubbliche e si pone come la teorizzazione di un principato “civile” e “popolare”, che governa per il popolo. Da questo punto di vista il principe è la formazione più cruda dell’ideale repubblicano in tempi di crisi delle strutture repubblicane.
Con il termine “fortuna”, per Machiavelli e per tutto il pensiero rinascimentale, si intende l’imprevedibilità dell’accadere, il caso, e che sta sempre, come una minaccia, all’orizzonte dell’azione politica.
Mentre Il principe è un trattato vero e proprio, i Discorsi sulla prima deca di Tito Livio rappresentano una teoria della società, dello stato, della politica e della costituzione e poche altre opere hanno raggiunto una così ampia e profonda percezione delle suddette questioni politiche. I discorsi costituiscono una riflessione su un confronto tra due dimensioni: quella dell’antichità e quella politica del suo tempo. La meditazione sulla storia della repubblica romana che diventa un impero assurge per Machiavelli a criterio per la comprensione del suo presente. In quest’ottica, i capitoli più interessanti sono il terzo e il quarto del primo libro, in cui delinea che la grandezza di Roma non riposa sulla congiunzione della buona fortuna e delle buone armi ma sul conflitto. Al contrario di un’idea per cui l’ordine sia la base della stabilità governativo, Machiavelli ritiene invece che sia proprio il conflitto indice della grandezza dell’impero romano.
Riferimenti bibliografici
Machiavelli, Niccolò – Il Principe, 1532
Machiavelli, Niccolò – Discorsi sopra la prima deca di Tito Livio, 1531
Sasso Gennaro – Niccolò Machiavelli, Bologna, Il Mulino, 1993. Comprende: vol. I, Il pensiero politico, 3ª ed. ampliata