Il documentario “La cerulea Dora” realizzato da Mario Pogliotti nel 1959 celebra la Dora Baltea, il fiume che nasce in Valle d’Aosta, l’attraversa, scendendo poi in Piemonte dove ha la sua foce nel Po.
Seguendo l’itinerario del fiume dai ghiacciai del Monte Bianco alla piana del Po, il giornalista ha rivelato storie e leggende di quei luoghi suggestivi e ricchi di storia. Generata dal congiungimento delle due Dore quella della Val Veny e quella proveniente dalla Val Ferret, la Dora Baltea custodisce il mito di Giove che cacciato dall’Olimpo, insieme ad altri Dei, trovò una nuova dimora nei verdi pascoli della Valle d’Aosta e creò un nuovo Olimpo: il Monte Bianco. Per assicurarsi la permanenza montagna acqua cerulea e cristallina. Il racconto radiofonico si articola tra i comuni della valle bagnati dal fiume dove Pogliotti ha raccolto le testimonianze dei valligiani e di alcuni scalatori appartenenti alle famiglie delle guide del Monte Bianco come i Rey, i Brocherel o i Cru, che hanno raccontato aneddoti della loro professione. Il percorso “Capriccioso” della Dora Baltea si dirama tra strettoie e cascate che si alternano a corti bacini e attraverso dirupi e rocce arriva alla piana di Aosta. Una città moderna che conserva antiche vestigia romane e la testimonianza della misteriosa popolazione dei Salassi rinvenuta in un’iscrizione sulla lapide della Porta Dextera. Lungo il corso del fiume si trovano settantadue castelli tra manieri, fortificazioni o semplici torri difensive edificati a partire dal Medioevo.
Nel corso dei secoli numerose leggende figurano nei racconti popolari, di fantasmi che abitano nelle antiche dimore e la loro presenza rievoca storie di omicidi, brutalità, esecuzioni e processi. Il castello di Fenis, tra i più celebri e ben conservati della valle, ha un passaggio segreto legato alla leggenda della contessa di Challant che rinchiusa dal marito, fece costruire nella sua stanza un attraversamento nascosto per comunicare con l’esterno. Secondo gli abitanti della vallata nelle sere d’inverno il suo fantasma si aggira tra le montagne sotto forma di una nuvoletta bianca. Tra le numerose storie annotate da Pogliotti nel corso dell’inchiesta c’è quella che rievoca il tragico amore tra Emma Montalto e Guiscardo di Monferrato. I due giovani innamorati contrastati dalle rispettive famiglie si incontravano di nascosto nei pressi di una fontana e, morti prematuramente, dopo molti secoli le due sfortunate anime vagano di notte vicino alla “Fontana dei sospiri”, «L’acqua sospirando anche lei scende malinconica per tuffarsi nella Dora».
L’ultima tappa del percorso lungo il fiume è nella città di Ivrea e come afferma lo stesso giornalista: «E qui per me la nobile Dora delle leggende e dei miti ha la sua foce, riducendosi dopo Ivrea a un onesto fiume provinciale, campagnolo, non diverso da tanti altri disseminati lungo la pianura Padana ad accrescere la maestà del Po». Nell’ultima parte del documentario Pogliotti rende omaggio allo scrittore Giuseppe Giacosa, nato in un paese vicino a Ivrea, e precisamene a Colleretto Parella ( oggi Colleretto Giacosa). L’occasione è la visita all’ingegner Giacomo Bosso discendente di una famiglia amica del poeta che ha messo a disposizione un documento sonoro risalente all’11 aprile 1900. Incisa su un Grafofono, uno dei primi strumenti per registrare e riprodurre i suoni su piccoli cilindri di cera, la voce di Giacosa. Lo scrittore parla della casa e delle imminenti nozze della figlia Pierina, e come sottolinea il giornalista: «Grazie alla cortese collaborazione dei tecnici di Radio Torino è stato possibile rendere assai più comprensibile l’eccezionale documento sonoro».