L’Archivio Rai è ricco di contenuti con e su Gianni Rodari. Interventi in cui egli arricchisce il pensiero sviluppato nella sua opera e le idee che lo veicolano, ad esempio l’opinione favorevole sui cartoni animati come mezzo di espressione della fiaba, «mi pare che Disney abbia colto la chiave con cui poter parlare contemporaneamente ai piccoli e ai grandi» (“Il mondo di Walt Disney”, 05/01/1965, Rai 2) o quella secondo cui «bisogna ancora fare fiabe ma si possono inventare cose nuove», che rispecchino le trasformazioni dei tempi moderni, perché «sono cambiati i bambini, i bambini di una volta vivevano in un mondo chiuso, nella famiglia, in un villaggio, oggi vivono tutti in città, anche chi vive in campagna, per mezzo della televisione e del cinema» (“Immagini dal mondo. Notiziario internazionale dei ragazzi”, 20/04/1070, Rai 1).
La convinzione che attraversa l’opera di Gianni Rodari e i contenuti di questa pagina è che la fantasia e l’invenzione siano chiavi di accesso al mondo del reale, «Io non userei mai la parola fantasia in opposizione alla parola realtà. La fantasia è uno strumento per conoscere la realtà, come lo spirito critico, come qualsiasi altro strumento intellettuale» (“Il terzo orecchio”, 18/03/1978, Radio 3). Rodari non fu, infatti, solo lo scrittore italiano per l’infanzia maggiormente noto, ma anche un intellettuale fortemente attivo nella vita politica e sociale degli anni in cui visse, attento alle trasformazioni della Scuola (pur avendo insegnato soltanto pochi anni, prima della guerra) e del suo tempo, come la maggiore alfabetizzazione dei bambini rispetto al passato o i nuovi mezzi per la narrazione delle storie, dalla voce del nonno o del genitore a quella della tv o della radio. Evidenziò la necessità, quindi, che il modo di narrare la fiaba si adattasse a tali cambiamenti. È forse riduttivo pensare a Rodari come scrittore per l’infanzia, perché sarebbe come circoscrivere la sua opera, porle dei limiti: infatti, molti dei temi trattati in qualità di giornalista ispirarono sue Filastrocche e nei suoi testi le stesse parole scelte sono uno stimolo per il bambino all’apprendimento e alla crescita e, perciò, adatte anche all’adulto.
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In focus “Tante storie per giocare. Programma per i piccoli” è una trasmissione di cui Gianni Rodari è autore e conduttore. La formula prevede che i “piccoli” siano non solo i destinatari, ma i veri protagonisti: un gruppetto di bambini è presente in studio e Rodari è in continuo dialogo con loro. Il programma è per Rodari occasione per mettere in pratica in uno studio radiofonico le sue intuizioni teoriche sull’invenzione delle storie per l’infanzia (che troveranno sistemazione in La grammatica della fantasia, Einaudi, 1973).
“Tante storie per giocare” è diviso in tre parti. Nella prima parte c’è la storia di Piertonto, un ragazzino che si trova sempre nei guai perché agisce interpretando alla lettera i modi di dire. La sua obbedienza, senza comprensione, diventa sciocca pedanteria, e l’effetto comico della storiella è assicurato per i giovanissimi presenti, che la commentano insieme a Rodari, smascherando talvolta anche certe convenzioni sociali. Nella seconda parte del programma, Rodari racconta una storia senza il finale; a proporlo sono i bambini, che per ciascuna vicenda trovano molti possibili epiloghi. Questo diventa un momento per riflettere, tra le risate, sui valori individuali e della società. Nella terza parte viene recitata una filastrocca che ha per protagonista Giovannino Perdigiorno, quel personaggio rodariano che viaggia in paesi lontani e dall’incontro con le differenze esce cresciuto, arricchito e ancora più curioso. Curiosi sono anche i bambini, che, stimolati e guidati dagli espedienti di Rodari, scatenano la fantasia.
“Tante storie per giocare. Programma per i piccoli”, Programma Nazionale. Puntata del 24 dicembre 1969
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