Lo scrittore e drammaturgo francese Jean Giroudeaux (1882-1944) iniziò la sua produzione teatrale nel 1928 con questo dramma che presenta una storia singolare. Al termine della Grande Guerra un soldato senza memoria, senza documenti né indumenti che possano rivelarne le generalità, viene ritrovato sulla linea di battaglia del confine anglo-tedesco. Un’infermiera, Eva, lo soccorre e gli ricostruisce un’identità, dandogli nazionalità tedesca e un nome, Sigfrido. Dopo sette anni lo stesso giovane è a capo della nazione e acclamato dal popolo di tutta la Germania, ma continua non avere un passato e vani risultano i tentativi di quanti sperano di riconoscere in lui il proprio congiunto disperso in guerra. Un suo avversario politico, ravvisando nel suo programma di governo forti affinità con le teorie di Jacques Forestier, uno scrittore francese di cui non si hanno più notizie, rintraccia una cara amica di quest’ultimo, Geneviève, che riconosce in Sigfrido il suo amore d’un tempo. Questa rivelazione sconvolge l’equilibrio dell’uomo: lo scontro fra la sua anima francese e la sua anima tedesca lo metterà di fronte al dramma di capire chi è realmente e, soprattutto, chi vuole essere. Compagnia di Prosa di Firenze della Rai con Elena da Venezia (Eva), Maria Fabbri (Geneviève), Paolo Stoppa (Sigfrido), Marisa Sini (la signora Patchkoffer), Dora Calindri (la signora Hoepfl), Piero Carnabuci (il Barone von Zelten), Ennio Balbo (Robineau), Tino Erler (il generale Fontgeloy), Gianni Pietrasanta (il generale Waldorf), Luciano Alberti (il generale Ledinger), Raffaele Giangrande (Pietri), Gualberto Giunti (Muck), Fulvio Bravi (Schmidt), Gianni Bricos (Schumann), Alfredo Bianchini (Mayer), Sergio Gazzarrini (il sergente), Guido Gatti (Schupo), Giorgio Carpaglini (Kratz), Alberto Archetti (Enrico). Regia di Corrado Pavolini.