Il documentario “La palla è rotonda” del 1955 affronta il tema del calcio dilettantistico praticato dai giovani nei campetti di periferia delle città italiane. L’intento è scoprire come si diventa fuoriclasse di questo sport, come si realizza l’eroica avventura di tante creature umane che, avendo come ideale una palla, inseguono il sogno di diventare un giorno grandi campioni, maestri di uno sport tra i più pagati e riconosciuti. Sergio Zavoli conduce l’inchiesta sul calcio minore alla ricerca dei cosiddetti vivai o fucine di campioni e si imbatte in una piccola società calcistica piemontese: il Fiorio Sport, squadra di giovani atleti che gareggia nel campionato ragazzi. La ricerca si focalizza sugli aspetti organizzativi della società, sulla vita semplice e generosa degli aspiranti calciatori e dei loro rapporti interpersonali. Un gruppo ben amalgamato di persone coraggiose e leali, costituito essenzialmente da appassionati di calcio alle prime armi, pieni di entusiasmo che imitano in tutto e per tutto i grandi campioni, assumendo i modi, i discorsi e persino il nome dei loro idoli preferiti: Boniperti, Galli, Ghezzi ecc. “La finzione è così vera, così necessaria che per l’assunzione del nome fittizio è indispensabile l’adesione di tutti, perché implica da parte dei compagni un preciso ricordo , un riconoscimento di qualità atletiche e tecniche”. Il giornalista costruisce un ritratto abbastanza fedele di tutto ciò che sta intorno all’universo del calcio amatoriale. Presenta i protagonisti della storia partendo dal signor De Marchi, un sarto appassionato di calcio, che dedica tutto il suo tempo libero a organizzare la squadra di dilettanti. Le funzioni assolte dall’ex arbitro nella società sportiva sono molteplici: dall’acquisto delle maglie ai medicinali, dal massaggiatore all’iscrizione al campionato, alla pianificazione dei tornei ecc. Come “Cervello organizzatore” si occupa di tutto ciò che occorre a una formazione di giocatori di tutto rispetto; puntualizzando le mille difficoltà relative all’aspetto economico. Il racconto si sviluppa con le testimonianze dei protagonisti raccolte da Sergio Zavoli la domenica durante la partita amichevole tra le squadre del Fiorio e del Torino Sport. Dalle interviste ai giocatori e ai responsabili emerge una realtà sportiva dinamica e solidale che rimanda un’immagine positiva del calcio amatoriale con una vocazione educativa, come ben spiega al microfono di Zavoli l’arbitro della partita : il signor Liverani. L’uomo afferma che, nelle domeniche libere dagli impegni di arbitraggio, quando gli si offre l’occasione non manca di prestare la sua opera anche nei piccoli campi, perché la considera una scuola per i giovani giocatori, per far capire loro la necessità di praticare un gioco corretto.. ”Perché lo sport è come la vita, anzi proprio nello sport i giovani devono imparare che ci sono vittorie ma ci sono anche delusioni e sconfitte”. Anche l’intervista all’allenatore della squadra il signor Colombo, vincitore con la formazione da lui diretta dei campionati provinciali, mette in evidenza lo stretto legame che lo unisce al suo gruppo di ragazzi, che considera come una famiglia e con i quali gli piacerebbe fare una carriera comune. Il presidente della società sportiva è un farmacista il Dottor De Monte, entusiasta a tal punto da dipingere i bidoni dell’ossigeno della sua farmacia con i colori della squadra. Spiega al giornalista che la funzione di un presidente, oltre a quella di finanziare la società, è creare un organismo che possa prosperare, dare in concreto a questi giovani la possibilità di affermarsi e diventare qualcuno. “Nei limiti del possibile sostituire un vero pallone alla palla di pezza”. Auspica che anche altri, con maggiori possibilità economiche, dedichino una voce del loro bilancio a quest’opera importante, oltre che sul piano sportivo anche in quello morale e sociale.
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