“Estremo baluardo dell’impero romano, capitale dei regni barbarici, dell’esarcato bizantino e del regno italico medioevale, quest’insigne città contempera diversi stili, dal tardo romanico e dal paleocristiano al bizantino ed al protoromanico del palazzo di Teodorico, al romanico, al gotico, al gotico veneziano, senza contare i segni delle civiltà più recenti. Ma la bellezza di Ravenna è soprattutto una bellezza criptica, di affascinanti interni. In nessun luogo del mondo, nemmeno in Oriente, l’arte del mosaico si spiega in un ciclo così completo e con tale perfezione”. Partendo dal fascino suscitato dalle bellezze monumentali e artistiche e dalle vestigia del passato, Piovene estende lo sguardo alla realtà sociale di Ravenna, ai valori e ai caratteri degli abitanti, la loro passione per il gioco e l’abitudine per gli scherzi, che consente di tracciare una differenza fra lo scherzo emiliano, descritto come uno “sfogo controllato della violenza”, rispetto alla beffa toscana, “di qualità più mentale, che ha come sottinteso lo scherno e il disprezzo e per fine l’umiliazione”. Seguono le caratteristiche dell’economia ravennate: l’agricoltura e il bracciantato, il porto, il commercio. Conclude una vivace intervista a Manara Valgimigli, uno dei più celebri umanisti italiani e uomo di punta della cultura della città, sulla presunta conversione di Giosuè Carducci.
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