Il documentario radiofonico “La storia che andiamo a narrare” del 1959, descrive l’affascinante mondo dei cantastorie che girano nei paesi della provincia italiana con i loro versi cantati e stampati su grandi fogli, raccontando le vicende ispirate quasi sempre a “fattacci” di cronaca nera senza badare troppo alla metrica o alla sintassi, ma facendo leva sui sentimenti degli spettatori. Il giornalista Mario Pogliotti ha esplorato il modo di vivere dei cantanti suonatori, alternando brani di canzoni interpretate durante gli spettacoli di piazza alle testimonianze degli stessi protagonisti. Ciccio Busacca ex contadino divenuto cantastorie si riallaccia all’antica tradizione dei cantastorie siciliani che amano mostrare i quadri delle storie eseguite su cartelloni colorati. Giuseppe Bollani, innovatore della tecnica dei cantastorie, alterna le esibizioni tragiche o umoristiche a pause in cui inserisce la vendita straordinaria di lamette da barba o matite a sfera. Una pratica usata durante la guerra per sopravvivere che ha avuto seguito tra i suoi colleghi. Nell’universo degli itineranti sono numerosi i nuclei familiari di cantastorie, come nei circhi e nei teatri viaggianti si tramandano il mestiere da generazioni. Il diverso grado di parentela ne stabilisce anche i compiti da svolgere durante le esibizioni: chi suona la cornetta, chi il tamburo, chi clarino e così via. Al capo famiglia è riservato il ruolo di direttore, spesso, anche di cantante. Una delle famiglie più numerose è quella veneta dei Maniero, composta dal padre Luigi, dalla moglie e da tredici figli, insieme hanno formato un’orchestrina che gira tutta l’Italia. Un’altra famiglia di cantastorie è quella dei Bampa originari di Isola della Scala (Verona), si muovono tra mercati e fiere con una utilitaria a furgoncino, il loro repertorio è costituto prevalentemente da storie dolorose. Nella parte conclusiva del documentario, l’autore si sofferma sull’evoluzione e l’organizzazione dei cantanti girovaghi nel corso del tempo con le testimonianze di Agostino Campi e Lorenzo De Antiquis. Il primo è il figlio di Giuseppe Campi, editore di Foligno che alla fine dell’ottocento creò un’attività editoriale dedicata ai cantastorie e introdusse le cosiddette “Coppielle”, fogli con su scritto il testo delle canzoni . L’altro è il fondatore e presidente dell’A.I.C.A, l’associazione italiana cantastorie ambulanti per la tutela dei cantastorie italiani, che ha come obiettivo principale, oltre alla salvaguardia delle tradizioni, quello di ottenere la pensione per tutti i cantastorie d’Italia.
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