Villa delle Ginestre, un tempo Ferrigni, è una delle ville vesuviane del XVIII secolo situata nel comune di Torre del Greco in provincia di Napoli. Prese l’appellativo di “Villa delle Ginestre” in memoria di Giacomo Leopardi che vi soggiornò, ospite della famiglia Ranieri, nell’ultimo periodo della sua vita. In questo luogo scrisse alcune delle liriche più belle: il canto disperato della Ginestra e quello del Tramonto della luna. Il documentario radiofonico realizzato da Ezio Zefferi nel 1959 pone l’accento sullo stato di degrado della villa riallacciandosi a un articolo di giornale dello scrittore napoletano Luigi Compagnone nel quale se ne denunciava l’abbandono da parte delle istituzioni. Zefferi costruisce il racconto mettendo insieme le testimonianze di scrittori, giornalisti e architetti che, nel corso degli anni, hanno visitato l’importante residenza. Luigi Compagnone ricorda con rammarico l’episodio della visita alla villa effettuata insieme agli scrittori Enrico Falqui e Gianna Manzini ” Nessuno conosceva la strada per arrivare a Villa delle Ginestre…quando riuscimmo finalmente ad arrivarci ci trovammo davanti a uno spettacolo terribile, a una specie di rovina, di devastazione, per entrare fu addirittura problematico”. Anche Enrico Falqui a proposito di quell’esperienza negativa si interroga su come sia possibile che “Alcuni luoghi sacri all’arte e alla poesia, siano destinati a crollare”. Tra le voci dei visitatori raccolte da Zefferi, quella del giornalista e scrittore Michele Prisco si sofferma nella descrizione dettagliata dell’umile cameretta del poeta dove sono conservati oggetti e documenti della sua vita e della morte avvenuta a Napoli nel 1837. Il critico d’arte Raffaello Causa si concentra sulle problematiche relative all’assetto architettonico, auspicando una ristrutturazione ad hoc della villa, che ne conservi integre alcune parti come “La via di accesso, bellissima, suggestiva incassata tra i campi con l’acciottolato antico” e preveda una destinazione a Centro Studi Leopardiani. Anche Bruno Molaioli, sovrintendente alle gallerie di Napoli e della Campania, pensa ad un recupero e a una valorizzazione a livello culturale dell’importante dimora, designandola a “Luogo di coltivazione del sentimento poetico”. Riservando la stanza di Leopardi a museo e il resto della villa ad accogliere come una foresteria gli scrittori, gli artisti e i poeti “Che vogliono trascorrere un certo periodo in piena libertà nel silenzio e nel raccoglimento”. Il giornalista Giovan Battista Angioletti che abita a poca distanza da Villa delle Ginestre, racconta che per eludere le richieste di alcuni intellettuali stranieri (francesi, tedeschi ecc.) di visitare l’ultima dimora di Leopardi, si trovò costretto ad inventare mille pretesti per non accompagnarli: “Per non vergognarmi io come italiano a mostrare in quali condizioni era ridotta questa casa”. La voce più illustre tra le testimonianze raccolte dal giornalista è quella di Giuseppe Ungaretti nel ricordo della sua prima visita a Villa delle Ginestre: ”La prima volta era già in condizioni pessime… I motivi di questo abbandono sono lo stato di povertà nel quale quella nobile famiglia che occupa quella casa è ridotta. Lo Stato, benché a più riprese sollecitato in tutti i sensi da persone più autorevoli di me, non abbia mai fatto nulla per acquistare quella casa o per trovare un rimedio”. Nella parte conclusiva del documentario la testimonianza del professor Riccardo Pacini, sovrintendente ai monumenti per la Campania, riassume la situazione del prestigioso immobile mettendo in risalto la difficoltà d’intervento da parte dello Stato dovuta alla condizione giuridica dell’ edificio che è di proprietà privata, “L’eventuale proposta di vendita potrebbe essere concretata soltanto stabilendo una destinazione confacente alla dignità che questo edificio richiede”.
Villa delle Ginestre dal 1962 è di proprietà dell’Università degli Studi di Napoli “Federico II”, mentre la gestione e la valorizzazione è affidata alla Fondazione Ente Ville Vesuviane che ha realizzato all’interno un percorso museale. Dal 2012 il restauro è stato completato e si è intensificata l’opera di rivalutazione, diventando meta di scolaresche e turisti provenienti da ogni parte del mondo.
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