Il 4 marzo 1861, 160 anni fa. moriva Ippolito Nievo, (nato a Padova il 30 novembre 1831) scrittore, patriota e militare italiano considerato uno dei romanzieri più rilevati del Risorgimento italiano per il suo “Le confessioni di un italiano”.
Tra il 1857 e il 1858 Nievo si dedicò intensamente alla stesura del suo grande romanzo che venne pubblicato postumo nel 1867 dall’editore Le Monnier con il titolo rivisto Le confessioni di un ottuagenario.
Gli eventi del 1859 e del 1860 resero più intensa la sua attività giornalistica e ne sollecitano i primi due saggi politici, l’opuscolo Venezia e la libertà d’Italia, ispirato dalla mancata liberazione della città e pubblicato a luglio 1859, e il Frammento sulla rivoluzione nazionale. Si dedicò inoltre alla stesura di un nuovo romanzo, Il pescatore di anime, destinato a rimanere incompiuto.
Nel 1859 fu volontario tra i Cacciatori delle Alpi di Giuseppe Garibaldi, nella seconda guerra d’indipendenza.
L’anno seguente partecipò alla Spedizione dei Mille (numero 690 nell’elenco de I Mille). Nello stesso periodo anche i suoi fratelli Carlo e Alessandro decisero di arruolarsi, ma nell’Esercito regolare sardo.
Unendosi ai volontari garibaldini il 5 maggio del 1860, Nievo salpò da Quarto a bordo del Lombardo insieme a Nino Bixio e Cesare Abba sbarcando a Marsala. Distintosi nella battaglia di Calatafimi e a Palermo, raggiunse il grado di colonnello e gli venne affidata la nomina di “Intendente di prima classe” della spedizione, con incarichi amministrativi, divenendo il vice di Giovanni Acerbi. Fu anche attento cronista della spedizione (Diario della spedizione dal 5 al 28 maggio e Lettere garibaldine). Durante la dittatura garibaldina fu vice-intendente generale dell’Esercito Meridionale in Sicilia.[9]
Con la conquista del regno delle Due Sicilie, il giovane colonnello, avendo ricevuto l’incarico di riportare dalla Sicilia i documenti amministrativi delle spese sostenute dalla spedizione, si imbarcò assieme ai capitani Maiolini e Salviati e allo scritturale Fontana sulla nave a vapore “Ercole”. Sullo stesso vapore viaggiava Pietro Nullo, fratello minore di Francesco Nullo, anche lui volontario garibaldino, ma con mansioni diverse da Nievo e colleghi. Nella notte tra il 4 e il 5 marzo 1861, durante la navigazione da Palermo a Napoli, la nave a vapore Ercole fece naufragio, perirono tutte le persone imbarcate e né relitti né cadaveri furono restituiti dal mare.
Le circostanze del naufragio vengono indagate un secolo dopo dal discendente Stanislao Nievo, che ne ricava anche un romanzo [10], avanzando l’ipotesi che il naufragio sarebbe stato causato da un attentato, il cui movente potrebbe essere la volontà di nascondere il ruolo giocato da finanziamenti internazionali, in particolare del Regno Unito, a favorire la spedizione dei Mille.[11]
A Nievo è dedicato, tra gli altri, il più antico Liceo Scientifico di Padova.
La figura di Ippolito Nievo è tuttora molto amata a Gruaro, i cui molini vennero citati in Le confessioni d’un italiano, e a Portogruaro.