Il 7 maggio del 1711 nasceva a Edimburgo il filosofo David Hume (Edimburgo, 7 maggio 1711 – Edimburgo, 25 agosto 1776), considerato il terzo e forse il più radicale dei British Empiricists (“empiristi britannici”), dopo l’inglese John Locke e l’anglo-irlandese George Berkeley.
Nel 1737 scrisse la sua opera più importante, il Trattato sulla natura umana, che verrà pubblicato dopo il suo ritorno a Londra, ma senza successo.
Nel 1742 pubblicò la prima parte dei suoi Saggi morali e politici. Quest’opera ricevette un’accoglienza più favorevole sia tra il pubblico sia tra gli intellettuali, ma non fu sufficiente per ottenere una cattedra di filosofia presso l’università di Edimburgo e nemmeno presso quella di Glasgow: probabilmente la sua nomea di ateo e la strenua opposizione del suo più forte critico Thomas Reid furono all’origine di questa mancata nomina. Ritornò quindi sul continente e, tra il 1745 e 1748, ottenne vari incarichi politici, recandosi fra l’altro alle corti di Vienna e Torino.
Nel 1748 pubblicò a Londra la Ricerca sull’intelletto umano. Nel 1752 ebbe un posto di bibliotecario alla facoltà di diritto di Edimburgo, impiego che gli lasciò molto tempo a disposizione per riflettere, indagare e scrivere: sono di questi anni la Storia d’Inghilterra, da Giulio Cesare fino all’ascesa di Enrico VII, e la Ricerca sui princìpi della morale. Nel 1757 pubblicò la Storia naturale della religione; un altro scritto su questo stesso tema, per molti il suo capolavoro stilistico, è Dialoghi sulla religione naturale, pubblicato postumo nel 1779. In quest’ultima opera, scritta tra il 1749 e il 1751, critica tutte le prove che dimostrano l’esistenza di Dio.
Nel 1763 divenne segretario dell’ambasciatore d’Inghilterra a Parigi, città nella quale rimase fino al 1766. Qui ebbe l’opportunità di frequentare gli ambienti illuministi e conoscere il filosofo Jean-Jacques Rousseau, nonché essere ospite del barone Paul Henri Thiry d’Holbach all’epoca impegnato nella sua accanita battaglia antireligiosa. Tornato in Inghilterra, decise di ospitare Rousseau, frequentazione che però finì con una clamorosa rottura per incompatibilità di carattere e per il patologico delirio di persecuzione da cui era afflitto l’autore dell’Emilio. Oramai ricco, terminò la sua esistenza a Edimburgo il 25 agosto 1776, morendo per un tumore intestinale.
Guarda un estratto della puntata Il Grillo, in cui il professor Giovanni Filoramo parla del pensiero del filosofo scozzese