A quarant’anni dalla scomparsa del grande cineasta francese François Truffaut (Parigi, 1932 – Neuilly-sur-Seine, 1984), Rai Teche pubblica su RaiPlay una preziosa antologia intitolata “Il cinema secondo Truffaut“, omaggio a uno dei maestri indiscussi della Nouvelle Vague.
Quella di Truffaut è stata una vita di picchi: la “nuova ondata” impressa al cinema francese assieme a tutta una generazione di cinéphiles, prima critici irriverenti e poi cineasti innovativi, è il risultato di una personalità appassionata, di amori e di letteratura, di disavventure scolastiche e turbolenze familiari, ma soprattutto di uno sguardo incredibilmente acuto sulle cose umane. Il suo è un talento insolente, che ha espresso un giudizio tranchant sul cinema contemporaneo facendosi portavoce di un nuovo modo d’intendere la settima arte, profondamente ispirato al neorealismo italiano. Con il suo padre culturale, ma anche, in qualche modo, “esistenziale”, André Bazin, ha scritto a lungo come critico sui Cahiers du cinéma, reinventando assieme al cinema anche la critica cinematografica stessa.
Tra i contenuti della piccola raccolta, senz’altro da citare l’intervista del 24 giugno 1959 rilasciata da Truffaut a Carlo Mazzarella per il programma “Arti e Scienze”, subito dopo il successo de “I 400 colpi”. In quell’occasione, il regista discusse il suo uso innovativo del cinemascope e il suo rapporto con il neorealismo italiano, riconoscendo in Roberto Rossellini il suo maestro, a suo dire non adeguatamente valorizzato in Italia.
Un altro documento imperdibile (nel video un estratto) è tratto dalla docu-serie “Douce France” (1978) di Enzo Biagi: una lunga intervista durante la quale Truffaut riflette sul suo rapporto con la Francia, sugli anni della guerra e sull’influenza del cinema americano e del neorealismo italiano.
Al 1980 risale l’intervista del critico Claudio G. Fava a Truffaut su “L’ultimo metrò”, film ambientato durante l’occupazione nazista di Parigi: un periodo durissimo che il regista ha vissuto in prima persona e durante il quale, nonostante l’estrema povertà, cinema e teatro hanno visto una stagione prospera.
Infine, dal salotto di Domenica In, Pippo Baudo intervista Truffaut assieme all’attrice Fanny Ardant, musa dell’ultima parte della sua carriera nonché compagna di vita, durante la promozione del film “La signora della porta accanto”.
“Il cinema secondo Truffaut” è un viaggio attraverso le parole di un cineasta che ha fatto della settima arte uno strumento di esplorazione della complessità umana, quasi un diario intimo, pur perfettamente intriso dei tumulti del suo tempo.