Naṣr Ḥāmid Abū Zayd (7 ottobre 1943 – Il Cairo, 5 luglio 2010) è stato un teologo e accademico egiziano.
È noto soprattutto per aver teorizzato un approccio originale all’ermeneutica del Corano, da lui stesso definito umanistico e democratico.
A causa delle sue posizioni, ha visto intentare contro di sé un processo per apostasia, alla fine del quale, il 14 giugno 1995, è stato giudicato colpevole, sentenza confermata in cassazione l’anno successivo e ha quindi dovuto lasciare il proprio paese per salvaguardare la sua incolumità e l’unità della sua stessa famiglia, alla moglie infatti, non essendo egli più considerato musulmano, non sarebbe stato permesso di rimanere legittimamente sua consorte nel loro Paese di origine
I temi affrontati nell’intervista: l’esperienza del processo e della condanna per apostasia; la necessità di cambiamenti nella realtà del mondo arabo, il legame tra il significato letterale del Corano e il messaggio, Islam e democrazia.
In merito all’accusa rivolta al Corano di fomentare il terrorismo, risponde “Il Corano è come tutti gli altri libri sacri: contiene dei lati positivi e dei lati negativi, e per interpretare il suo contenuto non dobbiamo separarlo dal suo contesto, perché se noi prendessimo un qualunque testo sia religioso o meno al di fuori del proprio contesto, allora potremmo sviare il suo significato e il suo messaggio”.
Intervista di Zouhir Louassini