Il documentario “Banchi di scuola per quarantenni” indaga sulla scuola popolare primaria per adulti istituita nel dopoguerra per contrastare l’analfabetismo ancora molto diffuso in Italia, soprattutto nel meridione. L’inchiesta, realizzata nel 1952, pone l’accento sull’importanza dell’istruzione e della formazione degli uomini e delle donne appartenenti a ceti meno abbienti, al fine di favorirne la crescita personale e renderli più consapevoli e capaci di partecipare attivamente alla vita sociale. Come indicava nelle sue teorie innovative sull’insegnamento la pedagogista Maria Montessori: “Sradicare l’analfabetismo è un’opera di redenzione verso gli uomini perduti, è come dare braccia e gambe artificiali a un mutilato, è un’opera vera e propria di soccorso che rientra tra le opere sociali”. L’indagine di Ghigo De Chiara e Giandomenico Giagni raccoglie le testimonianze di alunni dai venti ai settanta anni nella città di Roma: della scuola popolare estiva “Gian Giacomo Badini”, del centro di cultura popolare di Tor di Quinto “Ferrante Aporti”, dei detenuti e delle detenute delle carceri giudiziarie di Rebibbia e delle Mantellate. Le storie degli studenti adulti che si avvicendano nel racconto radiofonico rivelano le diverse esperienze di vita che hanno determinato l’abbandono della scuola e il desiderio di tornare tra i banchi ad un’età avanzata. Tra le interviste quella a una donna di trentotto anni sempre vissuta in campagna che racconta di non aver mai frequentato la scuola perché nel suo paese non c’era e con entusiasmo afferma:” Sono soltanto quattro giorni che frequento questi corsi e ho imparato a scrivere il mio nome e la mia firma “. E un’altra sottolinea:” Sono una donna di servizio frequento la scuola popolare per la prima volta, ho da chiedere una sola cosa, e cioè che anche l’anno prossimo venga rimessa per noi donne di servizio questa scuola tanto utile e comoda , questo anche a nome delle mie compagne”. Un’insegnante dei corsi di recupero parla della sua esperienza e del disagio iniziale provato per l’età anagrafica dei suoi alunni risolto grazie alla vicinanza e la collaborazione di tutta la classe. Il professor Guido Mestica, provveditore agli studi della provincia di Roma, chiarisce il processo di modernizzazione dell’istituzione scolastica:” La scuola”, dice “ nel quadro di una vasta, quanto necessaria e imprescindibile azione di rinnovamento sociale va a cercare l’adulto sul luogo di lavoro, presso le fabbriche e le officine, nei laboratori e presso i corpi militari. La scuola nella santa opera di bonifica degli spiriti, si accosta ai giovani che si preparano a un migliore destino nelle case di rieducazione, si affianca agli adulti nei luoghi di espiazione dove si scontano le colpe di delitti spesso frutto più del marasma sociale che di una insita tendenza a delinquere“. Nel carcere di Rebibbia all’orario stabilito gli agenti prelevano gli alunni e li conducono a scuola, il regolamento prevede che il corso di studi per gli analfabeti è obbligatorio, mentre per gli altri è facoltativo. Un detenuto racconta la sua storia: ”Sono dentro per furto, condannato a due anni, ho approfittato che c’era un corso e ho voluto rinfrescarmi su molte materie che mi ero dimenticato”. E un altro:” Per mia disgrazia sono qui dentro dal 1939, e devo riconoscere che il sistema carcerario dal 1939 ad oggi è molto differente, prima quando un individuo come me era caduto nel reato, l’amministrazione non faceva nulla per sollevare questo individuo, ecco perché forse sono ricaduto…. oggi qui a Rebibbia ho trovato un miglioramento in questo sistema carcerario“. L’unione nazionale per la lotta contro l’analfabetismo ha istituito i centri di cultura popolare come quello di Tor di Quinto, il direttore Raffaele Carnevali spiega: “A lume delle conoscenze di un mondo duro e ingrato in cui vivono i giovani di questi quartieri periferici di Roma il problema dell’istruzione è stato da noi impostato come mezzo per la risoluzione di altri problemi sociali, come la lotta contro la delinquenza minorile e l’avviamento al lavoro”. Una nuova attività di diffusione culturale sono i centri di lettura che affiancano le biblioteche popolari e consentono a chiunque di avere nozioni sintetiche ed esaurienti, consigli e chiarimenti sulle materie che si vogliono approfondire. Strutturati come raccolte di volumi intelligentemente scelte e affidate a maestri particolarmente adatti per la loro diffusione tra gli adulti, rappresentano una vera e propria scuola di lettura: il libro è analizzato dall’insegnante che deve guidare al gusto e farne intendere il valore. Nella parte conclusiva del documentario vengono presentate le testimonianze delle detenute dell’ istituto di pena delle Mantellate che raccontano le loro vicende e l’ esperienza positiva della scuola durante la detenzione. La maggior parte delle donne sottolinea l’importanza dell’istruzione per il recupero sociale, come una ragazza che afferma :” A me piace studiare, ho iniziato a parlare un po’ meglio all’età di 15 anni, non sono andata a scuola fino ad ora che disgraziatamente sono finita qui, e ora approfitto per imparare qualcosa”.
Categorie e Argomenti
- Anniversari e celebrazioni
- Antropologia e etnologia
- Architettura
- Arte
- Cinema
- Costume e Stili di Vita
- Cronaca estera
- Cronaca italiana
- Cultura
- Economia e finanza
- EMSF
- Fiction
- Filosofia
- Fotografia
- Fumetti
- Gastronomia
- Giustizia
- Industria, impresa e produzione
- Informazione
- Istruzione
- Lavoro
- Letteratura
- Medicina e Salute
- Moda
- Musica
- Natura e territorio
- Politica estera
- Politica Interna
- Religione
- Scienza e Ricerca scientifica
- Senza Categoria
- Societa'
- Spettacolo
- Sport
- Storia
- Teatro
- Tecnica e tecnologia
- Televisione e Radio
- Tempo libero e vacanze
I più visti
-
10 giugno 1940: la dichiarazione di guerra dell'Italia
-
26 giugno 2000: viene divulgato il terzo segreto di Fátima
-
Corrado annuncia in diretta radiofonica la fine della seconda guerra mondiale
-
Una rotonda sul mare. Vacanze in Italia negli anni Cinquanta e Sessanta
-
Karl Popper - Il falsificazionismo come metodo scientifico