La storia vista e raccontata dai suoi protagonisti anonimi, appartenenti a quelle moltitudini sconosciute che si sono a trovate a viverla in prima persona spesso inconsapevolmente, è la materia da cui trae origine questo bellissimo documentario. Apre la serie delle testimonianze Caterina Cairo, una donna di Pozzolo Formigaro, a pochi chilometri da Alessandria e da Novi Ligure, la cui età, fra i novanta e i cento anni può essere solo dedotta, non essendo mai stata iscritta all’anagrafe. Aiutata dalla nipote, che le fa da interprete, ricorda di quando Giuseppe Garibaldi passò per il suo paese e la invitò a ballare, probabilmente nel 1867, in una cascina presso Rivalta. Il fante Giacomo Pecol rievoca i momenti che precedettero e quelli che seguirono la terribile disfatta di Adua, nella quale il 1º marzo del 1896 l’esercito italiano venne sconfitto da quello abissino del negus Menelik II e che segnò una drastica battuta d’arresto delle mire espansionistiche italiane in Africa. Il conte Carlo Biscaretti narra invece gli albori delle corse automobilistiche. Il monzese Goffredo Burlandelli narra di quando fu spettatore il 29 luglio del 1900 dell’assassinio di Umberto I mentre Silvio Piccoli descrive il crollo del campanile di San Marco a Venezia al quale assistette il 14 luglio del 1902. Le visite di Giosuè Carducci alla libreria Zanichelli di Bologna, abituale ritrovo di letterati, rivivono nel racconto di uno dei commessi, Aldo Tampellini, che ricorda il tratto burbero e austero ma, nel fondo, generoso del poeta. Il cantante lirico Alessandro Sardini rievoca la figura di uno dei più grandi interpreti della storia dell’opera, Enrico Caruso, del quale fu collega in varie recite all’estero e che viene da lui descritto come “gran gentiluomo, uomo profondamente buono, artista semplice, un po’esibizionista, così profondamente paterno con i giovani”. La nuova era segnata dalla nascita dell’aeroplano viene infine richiamata alla memoria dal racconto dell’ingegner Giuseppe Palestrino, progettista di motori negli anni Dieci del Novecento nella fabbrica Chiribiri di Torino, l’unica in Italia specializzata in motori e apparecchi in grado di costruire velivoli, che ricorda i primi esperimenti di volo fatti sul campo Mirafiori.
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