Il documentario “Notturno a Cnosso”, vincitore del Premio Italia 1953, realizzato da Giovanni Battista Angioletti e Sergio Zavoli rappresenta una testimonianza importante nella storia del giornalismo radiofonico italiano. Attraverso il suggestivo racconto di un viaggio a Creta, Zavoli conduce i radioascoltatori nella visita notturna al Palazzo di Cnosso: centro politico, religioso ed economico della civiltà minoica, legato ai miti della Grecia classica come Teseo, Arianna e il re Minosse che fece costruire il labirinto da Dedalo per imprigionare il Minotauro. Una cronaca quella di Zavoli, ricca di parole, musica e suoni che restituisce la magia del luogo mitico e della natura circostante e invita l’ascoltatore a osservare con l’immaginazione. ”L’occidente era ancora a dosso del tramonto che già a levante la luna risvegliava le pallide ombre di Cnosso, il più vecchio dei barcaioli seguendo il calmo ritmo dell’onda si mise a cantare, la barca era di continuo investita dal quel fremito marino, la roccia ci attirava e l’onda ci respingeva, avevamo il fiato sospeso come per un’affascinata impazienza: stavamo per toccare l’antica patria della nostra civiltà”, riferisce ispirato Zavoli. Nell’insolito giro turistico sull’isola i giornalisti sono accompagnati da un pastorello di capre, un bambino di nome Manolis che Zavoli presenta così: ”I suoi occhi neri percorsi da vividi lampi ci fissavano come per confermarci che egli non temeva fantasmi della notte … il piccolo pastore di capre che ci guidava era già per noi fuori dal tempo, fratello degli agili messaggeri che il buon re Minosse, forse quaranta secoli or sono mandava incontro agli ospiti venuti dal mare”. Il giornalista procede nella narrazione descrivendo minuziosamente i prodigiosi luoghi portando l’ascoltatore direttamente dentro il sito archeologico. Uno scenario di imponenti muraglie di colonne lignee sormontate da rossi capitelli, peristili , terrazze e piazzali deserti interrotti da neri antri profondi. L’esplorazione nell’antico palazzo diventa una costante scoperta di meraviglie pittoriche e architettoniche che i visitatori condividono, come sottolinea Zavoli: “Tutto era prodigio, il palazzo si rianimava di porta in porta, i corridoi che a un tratto si accecavano, l’alito di un’insidia, di un tenebroso mistero che ci attirava e che il piccolo pastore parve a un tratto leggere nei nostri occhi: il labirinto. Come un tempo i giovani cretesi volteggiavano nella danza dedale per offrire un’immagine poetica di quegli antri armoniosi, così la piccola guida correva di stanza in stanza gridando la meraviglia delle sue scoperte”. Al termine dell’emozionante viaggio tra mito e storia, Sergio Zavoli nel congedarsi dal pastorello e dai radioascoltatori, all’alba di un nuovo giorno, conclude: “ I fantasmi di Cnosso tornavano alle profonde tristezze dell’Ade, sotto lo sguardo immobile e statico di Minosse , ma forse Dedalo già si involava verso il sole e la dolce Arianna era immersa nel suo sonno fatale“.
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