Il documentario radiofonico realizzato nel 1953 da Sergio Zavoli descrive il lungo e faticoso processo formativo dei novizi. Attraverso colloqui registrati nel convento di San Domenico a Bologna, il giornalista fa conoscere le storie di uomini di diversa classe sociale che hanno intrapreso un percorso spirituale che li ha condotti verso una nuova esistenza, votata alla rinuncia in nome della fede. Il racconto sonoro prende avvio dalla cerimonia della vestizione di un novizio nella Basilica di San Domenico, durante la quale il sacerdote pronuncia parole solenni:” Ti consacri totalmente a Dio, quindi al bene dei tuoi fratelli. Metti la tua intelligenza, la forza,la volontà , la salute, la vita intera al servizio di Dio”. Da questo momento la persona inizia l’anno di Noviziato, la sua vita non gli appartiene più, ha donato ogni bene materiale e morale alla comunità. Nel convento d’osservanza dell’ordine religioso, i novizi imparano la severa regola dell’ubbidienza e si elevano alle virtù della povertà e della carità. Zavoli presenta tre differenti ritratti: una vocazione giovane, una di età media e una adulta. La prima testimonianza è quella di un ragazzo di diciotto anni entrato nel collegio dei Domenicani da bambino. Nell’intervista parla della sua esperienza in ambito religioso caratterizzata anche da momenti di crisi. Alle domande del giornalista risponde con candore e sincerità su vari aspetti della vita monastica: la difficoltà legata al voto dell’ubbidienza, la solitudine, la nostalgia della famiglia di origine e la rinuncia a costruirne una propria, ”sacrifici”, dice, “ricompensati dall’amore di Dio”. Michele Casali, figlio di un noto impresario di teatro, prima di entrare nell’ordine ha esercitato il mestiere del padre. Rappresenta il tipo di vocazione di un uomo di età media. Al microfono di Zavoli commenta:” Non c’è un motivo esatto, non glielo so dire, non riesco ancora a sapere quale fu il motivo, né quale fu il momento. Credo che la mia entrata nell’ambiente religioso sia dovuta all’insoddisfazione dell’ambiente dove vivevo”. Sottolinea la diversità della vita in convento, piena di sacrifici cui non era abituato, una trasformazione che ha cambiato completamente la sua esistenza. Padre Acerbi riveste l’alto grado di Padre provinciale dell’ordine Domenicano, incarna una vocazione adulta e insolita: ha avuto intense esperienze umane. Prima di entrare nell’ordine è stato aviatore legionario fiumano con Gabriele D’annunzio, durante la prima guerra mondiale. Nell’intervista ricostruisce i momenti più importanti della sua vita e della vocazione :” Nessuna folgorazione , direi quasi un passaggio lento, la mia ultima vita di aviatore è stata la vita che maggiormente mi ha dato il senso del divino , del divino che ci chiama”. Nella seconda parte del documentario, Zavoli approfondisce il tema della formazione dei novizi sotto la guida di Don Pietro, il maestro che li aiuta a mettere in pratica i valori e le esigenze della vocazione secondo lo spirito dell’ordine. Nell’intervista il frate spiega che molti ragazzi sono entrati in Noviziato non soltanto per preparare se stessi a una vita monacale ma anche a una futura vita di apostolato. Quindi sono attenti e preoccupati per questa loro missione futura di portatori della fede di Cristo e si pongono molte domande sulla loro adeguatezza al compito. Il giornalista prosegue il dialogo estendendolo al Noviziato delle suore dell’ordine Domenicano. Le interviste alla Madre generale e ad altre consorelle si incentra sulle differenze tra il Noviziato femminile e quello maschile. Le suore raccontano le loro esperienze e rispondono sul tema della qualità della vocazione che deve seguire il metodo stabilito dalle leggi canoniche per una buona riuscita. Sul periodo di preparazione e formazione delle novizie la Madre maestra sottolinea che :”Con l’introduzione dell’ Aspirantato, entrano piccoline e fanno tre, quattro, cinque anni a seconda dell’età, poi fanno il Probandato, un anno intero di Probandato, poi due anni di Noviziato , uno canonico e un secondo anno, poi tre anni di voti temporanei e finalmente i voti perpetui, perciò la formazione può essere anche di sei, sette anni prima di prendere i voti”. Sollecitate dalle domande di Zavoli si soffermano sul problema delle crisi di vocazione che avvengono principalmente nel primo periodo di Noviziato , perché legate alla separazione dai genitori e dalle occupazioni mondane cui si dedicavano. Anche la vestizione, con il cambiamento dell’abito da civile a monacale e nella pronuncia dei voti, rappresentano un momento topico nel quale diventano più consapevoli dell’atto che compiono, della scelta definitiva del distacco dal mondo materiale.
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