“Tra versi e prose di Leopardi si scorge contro luce non soltanto il paesaggio della Marche ma anche il carattere degli uomini. Vi sono in lui, divenuti sublimi, una suprema prudenza d’intelletto, un rifiuto alle idee ed eventi che si chiamano progressivi, una sicurezza che l’indole dell’uomo non sia mutabile, una sfiducia per le mode metropolitane, straniere ed in genere altrui, proprie delle province classiche e di sangue nobile. . . Appaiono in Leopardi figure di gente che canta, ma osservata in quell’atto quasi inconsapevolmente, come se facesse parte della natura delle cose. È un canto solitario, non corale. . . “. Iniziando da Recanati, che racchiude gli sfondi e i luoghi della poesia leopardiana, Piovene si avvicina alla conclusione del capitolo dedicato alle Marche. Vengono scorse con occhio appassionato Loreto, Macerata, Camerino e la sua università, Castelfidardo, esempio dell’amore della musica radicato nella regione di cui è testimonianza concreta l’industria della fisarmonica, e Ascoli Piceno, “città di torri, antologica perché vi si succedono molti stili, il romanico, il gotico, il rinascimentale, il barocco”.
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