Per il programma “Come nasce un’opera d’arte”, in onda il 16/01/1975, lo scultore Giacomo Manzù forgia con la creta il ritratto del figlio Mileto, che lo osserva al lavoro, lo interroga incuriosito sulla sua abilità di scultore e gli manifesta il desiderio di ritrarlo, un giorno, invertendo i ruoli. La proposta viene accolta, dallo scultore, con una certa ironia.
Giacomo Manzù, nome d’arte di Giacomo Manzoni (Bergamo, 22 dicembre 1908 – Roma, 17 gennaio 1991): scultore italiano. Dodicesimo figlio del calzolaio e sagrestano Angelo Manzoni e della moglie Maria Pesenti, impara presto a lavorare ed intagliare il legno. S’avvicina all’arte durante il servizio militare, svolto a Verona, dove studia le porte di San Zeno e i calchi dell’Accademia di Belle Arti “Giambettino Cignaroli”. Nel 1929, dopo un breve soggiorno a Parigi, Manzù va a vivere a Milano, dove l’architetto Giovanni Muzio gli commissiona la decorazione della cappella dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, che verrà eseguita tra il 1931 ed il 1932. Sempre nel ’32 partecipa ad una mostra collettiva presso la Galleria il Milione. Nel 1933, espone alla Triennale di Milano una serie di busti che gli valgono numerosi apprezzamenti e l’anno successivo tiene la sua prima mostra importante col pittore Aligi Sassu, con cui condivide lo studio, alla galleria “Cometa” di Roma. Nel 1939 inizia a produrre una serie di bassorilievi in bronzo in cui il tema sacro della morte di Gesù Cristo viene usato per simboleggiare prima la brutalità del regime fascista e poi gli orrori della guerra. L’esposizione delle opere, tenutasi a Milano nel 1942, verrà severamente criticata dalle autorità politiche ed ecclesiastiche. Nel frattempo, nel 1940, Manzù ottiene la cattedra di scultura dell’Accademia di Belle Arti di Brera che lascerà per dissensi con le autorità accademiche sul programma di studi per spostarsi a insegnare scultura dell’Accademia Albertina di Torino. Nel 1943 il suo nudo “Francesca Blanc” vince il premio della Quadriennale di Roma del 1943. Nel dopoguerra torna ad insegnare all’Accademia di Brera fino al 1954 e quindi alla Sommerakademie di Salisburgo fino al 1960. Verso la fine degli anni Cinquanta, nasce la collaborazione con la fonderia MAF di Milano con cui può creare un maggior numero di sculture e quindi ampliare in forme monumentali le proprie creazioni.
Nel 1969 si tiene l’inaugurazione del Museo Amici di Manzù di Ardea. Nei tardi anni sessanta diventa scenografo, allestendo costumi e scene per Igor Stravinskij (per il suo Edipo Re del 1964), Goffredo Petrassi, Claude Debussy, Richard Wagner e Giuseppe Verdi. La fama dello scultore giunge intanto in Giappone, dove nel 1973 si è tenuta una mostra personale presso il Museo di Arte Moderna di Tokyo. Nel 1979 Manzù dona le sue opere allo Stato Italiano e nel 1989 a New York, viene inaugurata, di fronte alla sede dell’ONU, l’ultima sua grande realizzazione: una scultura in bronzo alta 6 metri.