Lucrezia Borgia (Subiaco, 18 aprile 1480 – Ferrara, 24 giugno 1519), figlia illegittima del cardinale Roderic Llançol de Borja (più tardi divenuto papa Alessandro VI), fu una delle figure femminili più controverse del Rinascimento italiano. Soggetta, fin da giovanissima, alla politica matrimoniale collegata alle ambizioni politiche prima del padre e poi del fratello Cesare Borgia, col tempo, grazie alla sua bellezza e alla sua intelligenza, si fece ben volere sia dalla nuova famiglia sia dalla popolazione ferrarese. Perfetta castellana rinascimentale, acquistò la fama di abile politica e accorta diplomatica, tanto che il marito arrivò ad affidarle la conduzione politica e amministrativa del ducato quando doveva assentarsi da Ferrara. Fu anche un’attiva mecenate, accogliendo a corte poeti e umanisti come Ludovico Ariosto, Pietro Bembo, Gian Giorgio Trissino e Ercole Strozzi. Nonostante le assolute doti politiche e diplomatiche, nella tradizione popolare e cinematografica Lucrezia Borgia ha incarnato il simbolo della spietata politica machiavellica e della corruzione sessuale, perseguitata dalla fama di avvelenatrice, dovuta in particolare alla tragedia omonima di Hugo, musicata in seguito da Donizetti.
Per il programma “Arti e scienze – cronache di attualità, 1961”, la scrittrice Maria Bellonci parla di Lucrezia Borgia, della sua permanenza a Ferrara dove giunse come sposa di Alfonso I d’Este, del fascino esercitato dalla sua figura nel corso dei secoli, dei suoi amori, del suo mecenatismo, del suo ruolo nella vita artistica e cultuale della città