Mo Yan pseudonimo di Guan Moye (Gaomi, 2 febbraio 1955), è uno scrittore e saggista cinese, autore del romanzo Sorgo rosso, a cui il regista Zhang Yimou si è ispirato per girare l’omonimo film.
Nato da una famiglia numerosa di contadini poveri nella provincia dello Shandong, nel febbraio del 1976 abbandona il povero e isolato paese natale per arruolarsi nell’esercito. Fa il soldato semplice, il caposquadra, l’istruttore, il segretario e lo scrittore. Nel 1997, congedatosi dall’esercito, inizia a lavorare per un giornale e nel frattempo si laurea presso la Facoltà di Letteratura dell’Istituto Artistico dell’Esercito di Liberazione Popolare (1984-1986) e ottiene un Master in Studi letterari e artistici presso l’Università Normale di Pechino (1989-1991). Inizia a pubblicare nel 1981.
Nel 2005 ha vinto il premio per la letteratura internazionale Nonino e nel 2012 è stato premiato con il premio Nobel per la letteratura.
Nella campagna friulana e accanto a un focolare Mo Yan (letteralmente “colui che non vuole parlare”) nell’intervista realizzata a Percoto nel gennaio 2005 in occasione del Premio Nonino 2005, parla delle trasformazioni delle campagne cinesi, dell’autocensura in Cina, di figure eroiche in controtendenza.
Nei miei testi ci sono spesso persone che in situazioni difficili non parlano, ci sono molti muti. Io stesso mi sono scelto come pseudonimo Mo Yan, che significa ‘colui che non vuole parlare’. Quando ho scritto questi libri non mi ero reso conto che c’erano tutte queste situazioni di rifiuto o impossibilità di parlare… Perché ci sono, mi chiedo? Penso che questo abbia un collegamento con l’epoca della Rivoluzione culturale, quando parlare era molto pericoloso e dire cose sbagliate poteva portare molte difficoltà e molti guai alla famiglia, per cui i miei genitori mi chiedevano di parlare poco, di non dire certe cose, di trattenermi. Penso che questa sia la realtà che sta dietro alla scelta di chiamarmi con questo nome.