Tommaso Landolfi (Pico, 9 agosto 1908 – Ronciglione, 8 luglio 1979) è stato uno scrittore, poeta, traduttore e glottoteta italiano, viene considerato uno degli scrittori italiani di maggior rilievo del Novecento, complice la lingua estremamente ricercata e la poetica per certi versi assimilabile al Surrealismo. Viene trattato dal saggio “Il romanzo del 900” di Giacomo De Benedetti come paradigmatico del secolo breve e Italo Calvino, nella sua postfazione all’antologia del 1982, indica una parentela letteraria tra le opere di Landolfi e quelle degli scrittori francesi Jules Amédée Barbey d’Aurevilly e Auguste de Villiers de L’Isle-Adam, mentre Carlo Bo ha più volte dichiarato di come lo scrittore sia, dopo D’Annunzio, il primo ad avere il dono di giocare con la lingua italiana e, di conseguenza, avere la capacità di manipolarla a proprio piacimento.
La sua vasta opera letteraria, che ha inizio dagli anni ’30, annovera romanzi, racconti, poesie, drammaturgie e saggistiche.
Guarda una intervista allo scrittore che, in occasione del premio Montefeltro ad Urbino nel 1962, racconta, con un esempio personale, di come non sempre l’opera più famosa di un autore coincida con quella che più preferisce.
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