Quarant’anni fa, il 3 settembre 1982, moriva per mano di Cosa nostra il generale Carlo Alberto Dalla Chiesa (Saluzzo, 27 settembre 1920 – Palermo, 3 settembre 1982). Per ricordare la sua attività, il suo coraggio e l’impegno nella lotta al terrorismo e alla malavita, Rai Teche pubblica su RaiPlay un’antologia delle rare interviste concesse alle telecamere Rai intitolata Dalla Chiesa, un generale in Sicilia.
Come ha ammesso lui stesso alla trasmissione Tam tam il 13 febbraio 1981, Dalla Chiesa non amava rilasciare troppe dichiarazioni, convinto che il silenzio giovi all’azione e che in determinate circostanze alimenti la credibilità di colui che, tacendo, opera.
Nella raccolta è possibile rivedere la prima intervista, in onda il 28 luglio 1973 nell’ambito del programma di approfondimento giornalistico “AZ: un fatto, come e perché”, quando Dalla Chiesa era al comando della Legione carabinieri di Palermo. Vi approfondisce il tema della lotta alla mafia soprattutto nella Sicilia orientale, indicando anche strumenti e mezzi auspicabili per combatterla efficacemente. Disponibile nell’antologia anche l’ultimo discorso che Dalla Chiesa poté tenere, pronunciato il 20 agosto 1982 durante la commemorazione del tenente colonnello Giuseppe Russo, ucciso per mano di Cosa nostra cinque anni prima: neanche due settimane dopo il generale avrebbe subito la stessa sorte del suo ex collaboratore di fiducia.
Qui potete vedere il discorso del generale Dalla Chiesa, appena insediato come prefetto a Palermo, durante l’incontro con i Maestri del Lavoro a Palermo il giorno dopo l’assassinio di Pio La Torre.
Se è vero che esiste un potere, questo potere è solo quello dello Stato, delle sue istituzioni e delle sue leggi; non possiamo oltre delegare questo potere né ai prevaricatori, né ai prepotenti, né ai disonesti… occorre che tutti, gomito a gomito, ci sentiamo uniti, perché anche chi è animato da entusiasmo, anche chi crede, come crede colui che in questo momento vi sta parlando, ha bisogno di essere sostenuto, di essere aiutato, di sentire di vivere in mezzo a chi crede perché, tutti credendo, possiamo raggiungere la meta che auspichiamo: la tranquillità, la serenità.