LA TV DOPO LA TV
FILIPPO PORCELLI E STEFANO BALASSONE
Filippo Porcelli, regista e autore televisivo (tra i suoi programmi Blob, Schegge, Fuori Orario) e Stefano Balassone, autore, produttore televisivo e vicedirettore di Rai Tre con Angelo Guglielmi (tra il 1987 e il 1994), nonché consigliere di amministrazione Rai (1998 – 2002), approfondiscono il discorso sul repertorio televisivo, sul suo uso creativo e sulle potenzialità degli archivi audiovisivi nell’era dell’intelligenza artificiale.
Attraverso frammenti televisivi da “Viaggio nel Sud” di Virgilio Sabel, 1958 a “Alfabeto italiano: in cerca della poesia, tracce e indizi” di Giuseppe Bertolucci e Filippo Porcelli, 1999; da “Duecento al secondo”, gioco televisivo del 1955 di Enzo Garinei e Sandro Giovannini, condotto da Mario Riva e diretto da Romolo Siena a “L’uomo sulla Luna” del 1969 e ai servizi giornalistici sul terremoto in Irpinia del 1980 e sugli attentati terroristici dell’11 settembre 2001, si suggerisce una guida per muoversi all’interno degli archivi e provare a guardare l’archivio non soltanto come deposito mapiuttosto come opportunità per nuove possibilità di comunicazione visiva che possano andare oltre l’illustrativo o il didascalico. Prendere visione del passato per poter realizzare storie attuali; riorganizzare il già detto per costruire un nuovo punto di vista; riutilizzare immagini usate in un nuovo contesto per cambiarne il significato. Un esercizio che può essere amplificato dall’uso dell’Intelligenza Artificiale. Lo dimostra l’esperimento di Stefano Balassone con l’incontro plausibile del filosofo Aldo Masullo che dialoga con Giordano Bruno sui temi dell’attualità tecnologica e delle prospettive della pace. Oppure, una visione altra di repertorio televisivo, come propone Filippo Porcelli, che lo immagina come “spazio profilmico senza asse né centro, né destra né sinistra, né alto né basso. Dove tutto avviene in un piano di immanenza. E dove le immagini in sé sono solo movimento. Frammenti che non sono per nessuno, che non si rivolgono più a nessuno. E che tuttavia rinviano geneticamente ai sintomi del proprio mondo originario. Come cellule di tempo che occorre inquadrare in un nuovo montaggio potenziale”.
“RAI, FRAMMENTI PER UN DISCORSO AMOROSO”, curato e organizzato da Susanna Gianandrea, responsabile di Rai Teche Mediateca “Dino Villani”, per la regia di Maria Baratta, è la serie dedicata ai 100 anni della Radio e ai 70 della Televisione.