“La politica è l’arte più alta”, così Nilde Iotti (Reggio Emilia, 10 aprile 1920 – Poli, 4 dicembre 1999) in un’intervista per “Il Fatto di Enzo Biagi“, in una puntata che andò in onda all’indomani della scomparsa della “Signora della politica italiana”. Nel video in evidenza un estratto.
A 105 anni dalla sua nascita Rai Teche la ricorda con alcuni contributi di archivio su RaiPlay. Nilde Iotti compare in una Tribuna politica del 1975 in cui parla dell’importante riforma sulla legge del diritto di famiglia. I contributi sono contenuti nella antologia “Comunisti d’Italia“.
Nella Tribuna del Referendum sul divorzio del 1974 un dibattito a due tra Nilde Iotti e Franca Falcucci moderato da Ugo Zatterin: il primo confronto sul tema che vede protagoniste due donne. Il contenuto fa parte della antologia “Divorzio: il voto che cambiò l’Italia“.
Nilde Iotti nasce a Reggio Emilia il 10 aprile 1920 e, nonostante le difficoltà familiari dopo la morte del padre, riesce a laurearsi e a lavorare come insegnante. Durante la Seconda Guerra Mondiale, collabora con la Resistenza. Dopo la fine della guerra, si iscrive al Partito Comunista Italiano e inizia la sua carriera politica. La sua figura è legata anche al suo rapporto con Palmiro Togliatti, leader del PCI, con cui condivide una vita privata e politica, imparando e approfondendo le sue convinzioni sui diritti civili, tra cui la legge sul divorzio.
Nel 1956 entra nel Comitato Centrale del PCI e dal 1962 nella Direzione Nazionale. In Parlamento, è protagonista di numerose battaglie, come quella per la pensione delle casalinghe nel 1955, la revisione del Concordato con la Chiesa nel 1971, la difesa del divorzio nel 1974, la legge sul diritto di famiglia nel 1975 e quella sull’aborto nel 1978.
Nel 1979, diventa Presidente della Camera dei deputati, ruolo che ricoprirà per 13 anni, durante i quali promuove la valorizzazione della Biblioteca della Camera. Nel suo discorso di insediamento, sottolinea l’importanza della lotta per l’emancipazione delle donne. Dopo un lungo periodo di salute compromessa, si dimette nel 1999 e muore a Roma il 4 dicembre dello stesso anno. La sua figura rimane una delle più significative nella storia politica italiana.