“Se v’è un inferno in terra si può trovarlo nel cuore di un umorista.” Con questa battuta prende il via la divertente inchiesta di Sergio Zavoli che ruota sull’interrogativo se l’umorista sia nel fondo una persona triste. Rispondono alcuni dei più celebri scrittori e attori umoristici dell’epoca. Achille Campanile, ad esempio, dopo aver esordito che più che una seria inchiesta sull’umorismo occorrerebbe un’inchiesta umoristica sulla serietà, ricorda la definizione dell’umorista di Giordano Bruno “in hilaritate tristis, in tristitia hilaris”. Il regista Steno puntualizza come l’idea dell’umorista triste sia un luogo comune di derivazione melodrammatica: Rigoletto o il Canio dei “Pagliacci” che intona “Ridi pagliaccio”. Carletto Manzoni si dichiara invece pienamente soddisfatto della sua vita e parla dell’antipatia che nutre per la sua creatura, il signor Veneranda. L’attore Renato Rascel, intervistato dal radiocronista Amerigo Gomez, sostiene che l’umorista è una persona educata, sensibile, la quale ha deciso di non angustiare il prossimo con un’esatta riproduzione del vero, perché la realtà è quasi sempre più triste che allegra, e ricorda come è nata la sua battuta “e invece pure”. La coppia di autori Dino Falconi e Angelo Frattini concludono la trasmissione ironizzando sulle innumerevoli incomprensioni che accompagnano la vita di un umorista.
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