Il titolo “Sabbia Verde” riprende l’espressione poetica creata dalla popolazione della Libia per indicare le piantagioni strappate dai coloni italiani al deserto. Il documentario Realizzato nel 1956 da Sergio Zavoli indaga sulla situazione dei coloni italiani in Libia in relazione a un accordo tra i due Paesi che prevede la collaborazione economica e la regolamentazione della presenza dei nostri connazionali nella ex colonia. Dopo la fine della seconda guerra mondiale con il negoziato di pace del 1947 che stabiliva la rinuncia da parte dell’Italia delle sue colonie, per gli italiani, residenti nel Paese sin dagli anni trenta, iniziò un periodo di incertezza che spinse la maggioranza a rimpatriare. La comunità italiana rimasta in Libia ha continuato a vivere nelle terre da loro coltivate fianco a fianco con la popolazione del luogo con spirito di collaborazione e solidarietà ma, con un destino rimasto incerto per anni, senza nessun contratto di proprietà. Con il trattato bilaterale del 1956 la proprietà delle terre, rese molto produttive dal sacrificio e dal duro lavoro, viene consegnata agli stessi coloni. Un atto di amicizia della Libia verso l’Italia che premiava una politica saggia favorendo le relazioni diplomatiche fra le due Nazioni, come sottolinea Eugenio Prato ambasciatore italiano a Tripoli intervistato da Zavoli. Anche il professor Nazir, eminente figura del governo provinciale tripolitano delle comunicazioni, ha spiegato al microfono del giornalista la concreta possibilità di realizzare un proficuo scambio fra Italia e Libia in materia portuale e marittima al fine di incoraggiare e potenziare gli sviluppi commerciali fra i due Paesi. L’inchiesta di Zavoli prosegue nelle case e sui campi dei coloni, un percorso lungo la Tripolitania, la Sirtica e la Cirenaica fino a Bengasi per raccogliere la voce dei così detti “Ventimila”, famiglie di agricoltori provenienti da alcune regioni italiane che emigrarono in Africa. Un viaggio attraverso i comprensori degli italiani dove ogni famiglia conduce la sua porzione di terra e collabora con i vicini, superando le iniziali difficoltà dovute alla coltivazione sulla sabbia. Nel corso degli anni sono riusciti a trasformare questa piantagioni e a ottenere buoni risultati arrivando a coltivare: grano, pomodoro, piselli e tanti altri prodotti della natura. Dove un tempo si poteva scorgere una baracca nel deserto, oggi campeggiano veri e propri paesi con la chiesa, la scuola e le strade. A conclusione del documentario Zavoli incontra il primo ministro della Libia Mustafa’ Ben Halim che riassume il significato più intimo dell’accordo con queste parole: «La posizione geografica dei nostri due Paesi come tutti i Paesi vicini ci lega strettamente soprattutto nel campo degli scambi commerciali, nella collaborazione economica e negli incontri culturali. L’esatta comprensione di questi comuni interessi è la migliore garanzia dei rapporti di amicizia e di reciproco rispetto che legano Italia e Libia. Il ruolo che possono assumere gli italiani qui residenti per la salvaguardia e l’incremento dei loro interessi e per contribuire al progresso della vita economica del nostro Paese è quello di continuare a dedicarsi alla propria opera con solerzia, serietà, lealtà con l’attaccamento al lavoro per cui l’italiano è giustamente noto in tutto il mondo».
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