Nello spazio radiofonico dedicato al braccio di ferro tra il pubblico e l’ospite (1978), Franca Rame risponde alle domande del pubblico, parlando del mestiere di attrice e del rapporto con il marito Dario Fo, con cui condivide la passione per il teatro e l’impegno politico. Ricorda la sua famiglia di origine, di antiche tradizioni teatrali, del debutto sulle scene, avvenuto appena nata, nelle commedie allestite dalla compagnia di giro familiare. Franca Rame (Parabiago, 18 luglio 1929 – Milano, 29 maggio 2013) attrice teatrale, drammaturga e politica italiana, è stata figlia d’arte: il padre Domenico Rame era un attore e la madre Emilia Baldini fu prima maestra, poi attrice. Debutta nel mondo dello spettacolo appena nata: è subito impiegata, infatti, per i ruoli da infante nelle commedie allestite dalla compagnia di giro familiare. Nel 1950, assieme a una delle sorelle, decide di prodursi nella rivista: nella stagione 1950-51 viene infatti scritturata nella compagnia primaria di prosa di Tino Scotti per lo spettacolo “Ghe pensi mi” di Marcello Marchesi, in scena al Teatro Olimpia di Milano. Il 24 giugno 1954 sposa Dario Fo e nel 1958, insieme al marito, fonda la Compagnia “Dario Fo-Franca Rame” (Fo è il regista e il drammaturgo del gruppo, Franca Rame la prima attrice e l’amministratrice) che, negli anni seguenti, avrebbe ottenuto grandissimo successo commerciale nel circuito dei teatri cittadini istituzionali. Presenta, insieme a Dario Fo, l’edizione del 1962 di “Canzonissima”. Dopo le prime sei puntate la Rai sottraela conduzione del programma a Dario Fo e Franca Rame, sostituendoli con Sandra Mondaini e Tino Buazzelli. La pietra dello scandalo è uno sketch su un costruttore edile che si rifiuta di dotare di misure di sicurezza la propria azienda. La satira, sebbene espressa con battute semplici ed ironiche, fa emergere con evidenza la drammaticità delle condizioni lavorative nell’edilizia, provocando proteste e polemiche. A seguito di interrogazioni parlamentari e di accesi dibattiti sulla stampa dell’epoca, Fo e Rame vengono costretti a lasciare la trasmissione. Nel 1968, sempre al fianco di Dario, Franca Rame abbraccia l’utopia sessantottina fondando il collettivo “Nuova Scena” dal quale, dopo aver assunto la direzione di uno dei tre gruppi in cui era diviso, si separa per divergenze politico-ideologiche assieme al marito: ciò porterà alla nascita di un altro gruppo di lavoro, detto “La Comune” (impegnato come Nuova Scena nei circoli Arci e nei luoghi fino ad allora non deputati per lo spettacolo dal vivo come, fra gli altri, le case del popolo, le fabbriche e le scuole occupate), con cui interpreta spettacoli di satira e di controinformazione politica anche molto feroci. Si ricordano almeno “Morte accidentale di un anarchico” e “Sotto paga! Non si paga!”. A partire dalla fine degli anni Settanta Rame partecipa al movimento femminista iniziando a interpretare testi di propria composizione come “Tutta casa, letto e chiesa”, “Grasso è bello!”, “La madre”. Nel 1971 sottoscrive la lettera aperta pubblicata sul settimanale “L’Espresso” sul caso Pinelli. Il 9 marzo 1973, Franca Rame viene stuprata e malmenata da cinque uomini di estrema destra. La vicenda viene ricordata a distanza di tempo nell’opera “Lo stupro”, del 1981, parte dello spettacolo “Tutta casa, letto e chiesa”. Il procedimento penale si conclude solo nel febbraio 1998, comportando la prescrizione del reato. Nel 1999 Franca Rame riceve la laurea honoris causa da parte dell’Università di Wolverhampton insieme a Dario Fo. Nel 2009 scrive assieme al marito Dario Fo la sua autobiografia intitolata “Una vita all’improvviso”. Tra dicembre 2011 e marzo 2012, insieme a Dario Fo, riporta in scena “Mistero buffo”. Si spegne il 29 maggio 2013, nella sua abitazione di Porta Romana a Milano, all’età di 83 anni. È sepolta nel Famedio del Cimitero Monumentale di Milano a fianco al suo carissimo amico Enzo Jannacci.
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