Rai Teche è impegnata in un costante lavoro di preservazione e innovazione del suo patrimonio.La punta di diamante della preservazione è rappresentata dal restauro di prestigiosi film del passato realizzati per la RAI da grandi artisti e restituiti alla qualità originaria per essere poi programmati nell’ambito dei Festival più importanti.Come nel caso di Maria Zef del grande Vittorio Cottafavi, opera di indubbio valore storico e sociologico preziosamente conservata nell’archivio della Rai. Il film, interamente restaurato, sarà in concorso a Venezia 76^ nella sezione Venezia classici interamente dedicata ai classici restaurati a ai film sul cinema
Regia: Vittorio Cottafavi
Soggetto: dal romanzo omonimo (1936) di Paola Drigo
Sceneggiatura: Siro Angeli, Vittorio Cottafavi
Fotografia: Nando Forni
Scenografia, costumi e arredo: Carlo Leva
Musiche: musiche tradizionali eseguite dal Trio Pakai; “Johannes Passion” di Johann Sebastian Bach
Interpreti principali: Renata Chiappino (Mariute), Anna Bellina (Rosute), Siro Angeli (Barbe Zef), Neda Meneghesso (Catine, madre di Mariute e Rosute)
Produzione: Rai Radiotelevisione Italiana, Sede Regionale per il Friuli-Venezia Giulia
Formato: 16 mm
Data: riprese fra il 4 novembre 1980 e il 23 gennaio 1981; presentato in anteprima il 30 agosto 1981 al Montreal World Film Festival; in onda su Rete tre il 21 e 28 novembre 1981
Durata: 122’
Premi e riconoscimenti: Primo premio alla Semana Internacional de Cine (Barcellona, ottobre 1981); Premio Flaiano per la televisione (1982)
Quella di Maria Zef, già protagonista del romanzo di Paola Drigo e poi della fedele sceneggiatura di Vittorio Cottafavi e Siro Angeli, è una vicenda tragica, aspra come le montagne che le fanno da sfondo e tuttavia in grado di trascendere il contesto configurandosi come storia archetipica di un mondo contadino, originario, ferino e umanamente complesso al contempo.
Mariute, questo il nome in dialetto friulano della protagonista, è sorella maggiore di Rosute: dopo la morte del padre emigrato negli Stati Uniti, Mariute, Rosute e la madre Catine si arrabattano per sopravvivere finché le due sorelle non si ritrovano sole a seguito della morte prematura della madre, invecchiata sotto al peso degli stenti e della fatica. Mariute e Rosute vengono affidate, dopo la breve permanenza presso un convento, allo zio Barbe Zef, interpretato dallo stesso sceneggiatore Siro Angeli: montanaro incattivito dalla miseria, ma non per questo incosciente della sua condizione, il valligiano le accoglie in una casa isolata dove condurranno una vita di sacrifici e privazioni. Nella baita fatiscente le sorelle vengono sottoposte a continui sfruttamenti; quando Mariute rimane sola a seguito del ricovero di Rosute, le angherie sfociano in gesti di estrema violenza e di incesto, in una spirale brutale ed ineluttabile.
Le scene, realizzate in Carnia fra Pavia di Udine, Villaorba di Basiliano, Calalzo, Forni di Sopra, Paluzza, Calalzo, Maiaso di Enemonzo, San Odorico, sono state tutte girate in presa diretta con rumori e dialoghi originali. L’adozione del dialetto locale friulano, oltre a contribuire in misura determinante alla dimensione verista dell’opera, rappresenta simbolicamente l’incolmabile distanza fra il mondo borghese di dottori e suore e quello rurale dei protagonisti della vicenda, ghettizzati in una dimensione altra ed inaccessibile (“Ognùn al sa di sé”, ognuno sa di sé, afferma causticamente Barbe Zef). Non ci sono attori professionisti, ma solo “attori naturali” (T. Kezich): con spontanea espressività interpretano personaggi che, per quanto romanzeschi, non dovevano risultare così alieni alla loro stessa esperienza di vita. Questa scelta, in aggiunta a quella dell’austerità del 16 mm, ha consentito a Cottafavi di realizzare un film di potentissima carica umana con costi estremamente ridotti; proiettato dapprima nelle sale di diversi paesi friuliani, “Maria Zef” è approdato sulla terza rete il 21 novembre 1981 e si è aggiudicato il Premio Flaiano per la televisione l’anno successivo. Del suo film, il regista dirà che è “una storia di candore, semplicità e tragedia”.
Vittorio Cottafavi
Nato a Modena il 30 gennaio 1914, Vittorio Cottafavi proveniva da una benestante famiglia piemontese, trasferitasi a Roma quando il regista aveva 7 anni. Nella capitale Cottafavi rimase per tutta la vita, pur rimanendo intimamente legato alla sua terra d’origine. Dopo gli studi in giurisprudenza, si iscrisse al Centro Sperimentale di Cinematografia, dove ottenne il diploma nel 1938. Firmò la sua prima regia nel 1943 con “I nostri sogni”, ottenendo da subito grande successo di critica. Dopo aver collaborato con De Sica e Vergano e aver diretto alcuni peplum all’italiana come “Messalina, Venere imperatrice” (1959) e “La vendetta di Ercole” (1960), Cottafavi approdò alla televisione ed al teatro, divenendo protagonista indelebile delle trasposizioni sceneggiate Rai (si ricordino, su tutti, gli sceneggiati “Umiliati e offesi”, “Vita di Dante”, “Cristoforo Colombo”, “I racconti di Padre Brown”). Cottafavi si è spento ad Anzio il 14 dicembre 1998.
Siro Angeli
Siro Angeli (1914-1991), coautore della sceneggiatura di “Maria Zef” e interprete del personaggio dello zio Barbe Zef, è stato un poeta e drammaturgo friulano: pur trapiantato a Roma, dove fu dirigente del terzo programma radiofonico e delle emissioni in prosa, Angeli è sempre rimasto intimamente legato alle proprie radici carniche. Laureatosi nel 1939 alla Scuola Normale Superiore di Pisa con una tesi su Agnolo Fiorenzuola, pubblicò la sua prima raccolta di poesie (“Il fiume”) nel 1937 e, nei due anni successivi scrisse la triologia teatrale “Gente di Carnia”. Intensificò la sua produzione poetica negli anni Settanta fino a vincere il Premio Nazionale Letterario Pisa per la sezione Poesia. Sulla sua esperienza di attore in “Maria Zef”, Siro Angeli si espresse così: “Devo la parte del protagonista maschil all’amichevole sopraffazione del regista, il quale vedeva in me le physique du rôle, come se questo bastasse: è il mio alibi per addossare a lui il merito o il demerito del risultato”.