Il 10 febbraio del 1986, a Palermo, nell’aula bunker dell’Ucciardone, si apre il maxiprocesso contro la mafia.
Circa 300 imputati, 200 avvocati difensori e 600 giornalisti da tutto il mondo. Tra gli imputati presenti Luciano Liggio, Pippo Calò, Michele Greco, Salvatore Montalto e moltissimi altri; tra i contumaci Salvatore Riina, Bernardo Provenzano e Leoluca Bagarella. Le accuse ascritte agli imputati includevano, tra gli altri, 120 omicidi, traffico di droga, rapine, estorsione, e, ovviamente, il delitto di “associazione mafiosa” in vigore da pochi anni.
Dal momento che i termini di custodia cautelare per un centinaio di imputati scadevano l’8 novembre 1987 (poi prorogati di poche settimane), era necessario che il processo di primo grado si concludesse entro quella data. Per questo motivo il presidente Giordano, nonostante le proteste di alcuni avvocati difensori e giudici popolari, dispose che il processo si sarebbe celebrato tutti i giorni, a eccezione soltanto delle domeniche e di alcuni sabati.
Il dibattimento si svolse in maniera tutto sommato ordinata e regolare, soprattutto grazie all’atteggiamento di grande pazienza e disponibilità del presidente Giordano. Uno dei momenti più intensi del processo fu il confronto diretto tra l’accusatore Buscetta e l’imputato Pippo Calò. In tale confronto la figura di Buscetta prevalse chiaramente, tanto che i numerosi imputati che chiedevano un confronto diretto col loro accusatore rinunciarono, lasciando che Buscetta ripartisse per gli Stati Uniti. Gli altri collaboratori (cosiddetti “minori”) che testimoniarono in aula dovettero subire insulti di ogni genere da parte degli imputati presenti ma non si fecero condizionare e confermarono le loro accuse. Gli ultimi 7-8 mesi furono dedicati alle requisitorie dei pubblici ministeri e alle arringhe difensive degli avvocati, prima che il processo di primo grado si avviasse all’epilogo.
16 dicembre 1987: dopo 22 mesi di dibattimento il processo si concluderà con l’ergastolo a 19 boss e 342 condanne a pene detentive a carico di 475 imputati ritenuti appartenenti all’associazione Cosa Nostra per crimini di mafia.
Per ricordare il processo, Rai Teche propone un estratto del programma inchiesta “Maxi 25. Anatomia di un processo”, in onda il 29/12/2012.
Decisive, per le indagini e lo svolgimento del processo, le collaborazioni di alcuni pentiti, primo tra i quali Tommaso Buscetta e successivamente Salvatore Contorno. L’11 novembre 1987, dopo 349 udienze, la I Corte di Assise del Tribunale di Palermo, presieduta dal Giudice Alfonso Giordano, si ritira in camera di consiglio per la decisione. Il 16 dicembre 1987 il Presidente Giordano dà lettura della sentenza, con la quale si comminano 360 condanne, 114 assoluzioni, 19 ergastoli, per un totale di 2665 anni di carcere e 11,5 miliardi di lire di multe. Si tratta di una sentenza storica alla quale si arriva grazie ai giudici Giovanni Falcone, Paolo Borsellino e agli altri magistrati del pool antimafia.
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