Tra l’undici e il dodici luglio 1995, Srebrenica in Bosnia diventa teatro dell’efferato genocidio di oltre 8 000 musulmani bosniaci, per la maggioranza ragazzi e uomini.
La strage, perpetrata da unità dell’Esercito della Repubblica Serba di Bosnia ed Erzegovina guidate dal generale Ratko Mladić, avviene in quella che era stata dichiarata dall’ONU zona protetta e che si trovava sotto la tutela di un contingente olandese dell’UNPROFOR.
Una sentenza della Corte internazionale di giustizia del 2007, nonché diverse altre del Tribunale penale internazionale per l’ex-Jugoslavia (ICTY), hanno stabilito che il massacro, essendo stato commesso con lo specifico intento di distruggere il gruppo etnico dei bosgnacchi, costituisce un “genocidio”. Ratko Mladić e Radovan Karadžić (all’epoca presidente della Repubblica Serba di Bosnia ed Erzegovina) sono stati condannati in due momenti diversi dall’ICTY, il primo all’ergastolo ed il secondo a 40 anni di reclusione. La Corte penale internazionale dell’Aia ha poi applicato la pena dell’ergastolo anche a Karadžić.
Il massacro di Srebrenica resta una delle pagine più sanguinose della storia europea.
in focus una toccante testimonianza di una donna bosniaca tratta dal programma “Il tempo e la storia”.
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