In occasione della Giornata internazionale della donna e, nell’anno del centenario della Radio, proponiamo dal nostro archivio un programma del 1954 che oggi appare superato, sorprendente e persino ridicolo: Parliamone insieme. Come giudicate le donne che fumano in pubblico?
Il programma, condotto da Cesare D’Angelantonio, è costituito da un dibattito tra Elisabetta Cerruti, attrice ungherese moglie di un ex ambasciatore, il pittore e disegnatore Livio Apolloni, il giornalista Vittorio Gorresio e lo scrittore Cesare Giulio Viola, sul tema delle donne che fumano in pubblico.
Ascoltando il dibattito, è facile rendersi conto di quanto siano profondamente radicati i pregiudizi e le restrizioni di genere nella società di quel tempo. Le opinioni espresse da tutti i partecipanti rispecchiano una mentalità patriarcale e conservatrice che considera il fumo come una pratica riservata esclusivamente agli uomini e associa alle donne fumatrici una serie di giudizi negativi riguardanti la loro grazia, bellezza e femminilità, uniche qualità che vengono loro riconosciute.
Se Donna Elisabetta ritiene che le donne che fumano in pubblico commettono un oltraggio al buon gusto e all’eleganza, rinunciando al loro fascino e all’ammirazione degli uomini, Apolloni, pur manifestando una certa indulgenza verso le donne fumatrici, giudica “antiestetico, brutto e immorale” vedere una donna che fuma mentre allatta, non tanto per la salute della madre e del bambino, ma per il fatto che questo gesto distrugge la “concezione tradizionale della maternità”; anche per lo scrittore Viola la sacralità della sua funzione materna si perde in questo contesto. Per Gorresio fumare in pubblico è scandaloso, mentre il gesto di truccarsi in pubblico è ormai accettato e rientra in “quelle civetterie tollerate”.
Oggi, a distanza di quasi sette decenni, guardiamo a quei commenti con un misto di stupore e disappunto. Il mondo è cambiato radicalmente da allora, e con esso i nostri valori, le nostre convinzioni e le nostre percezioni sulla parità di genere. Tuttavia, molta strada è ancora da percorrere: è sconcertante il numero di femminicidi che quasi quotidianamente occupano le cronache.
Questa pubblicazione è una riflessione critica, testimonianza dell’impegno a promuovere un mondo in cui le donne possano essere libere di fare le proprie scelte senza essere giudicate in base a norme obsolete e discriminatorie.