“Ho sempre sognato di fare il pittore. Poi a ventidue anni qualcosa è scattato nel mio cervello e ho iniziato a scrivere romanzi” così Orham Pamuk (Istanbul, 7 giugno 1952) in questa intervista del 2006 a RaiNews a cura di Luigia Sorrentino, venti giorni prima della assegnazione del premio Nobel.
Lo scrittore e saggista turco parla del fondamentalismo e del nazionalismo in Turchia e delle violazioni dei diritti umani. Ma anche della sua vita a Istanbul e il senso della malinconia così come delle conseguenze dell’11 settembre.
Orham Pamuk è considerato uno dei principali romanzieri turchi contemporanei e il più letto in assoluto — con oltre tredici milioni di copie vendute e traduzioni in più di sessanta lingue — le sue opere si distinguono per uno stile narrativo che unisce realtà e fantasia. Le trame sono complesse e ricche di colpi di scena, popolate da personaggi intricati e spesso inquietanti. I suoi romanzi affrontano temi profondi, in particolare il conflitto tra cultura occidentale e orientale, e riflettono sulla crisi d’identità che attraversa la società turca, sia nel passato che nel presente.