“Non solamente i vecchi, ma gli uomini di mezza età ricordano la Maremma delle paludi, delle mandrie brade, dei butteri, della malaria e dei banditi, che le bonifiche assalivano senza riuscire a soverchiare . . . Gli uccelli di palude si alzavano allora di scatto si alzavano allora di scatto anche dalle strade maestre; gli acquitrini si coloravano di un rosso pesante al tramonto, gli alberi senza sottobosco si stampavano neri e piatti contro luce come ombre cinesi; il cavallo col buttero balzava fuori d’improvviso, sfiorava il viaggiatore nella sua corsa e spariva in un attimo, quasi che si muovesse in un altro mondo. Trascorrevano spettri di banditi, che negli spazi maremmani avevano trovato rifugio da tempi remoti”. All’evocazione suggestiva del passato segue, nel racconto di Piovene, l’immagine della Maremma profondamente trasformata dalla riforma agraria, in cui tuttavia persistono radicate tradizioni popolari come lo spettacolo contadino del “maggio”.
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