“In Sardegna, tra gente rimasta appartata e quasi isolata dal resto del mondo, si prolunga, più che nelle altre regioni, una facoltà primitiva di mescolare la realtà alla leggenda e al sogno. Questo spiega anche certi bruschi trapassi del suo carattere. Il sardo è silenzioso, ma può diventare loquace se ha l’occasione di uno sfogo. È severo, ma con ventate di allegria, intermezzi di festa; tranquillo ma per eccezione sfrenato”. Muovendo da queste considerazioni sul carattere del popolo sardo, Piovene analizza il problema dello spopolamento della Sardegna, per poi riprendere il suo percorso passando per Sennori, Castelsardo e penetrando “nella parte più intatta e più leggendaria dell’isola”. Avverte a questo punto: “Vorrei comunicare qui la grande bellezza delle terre in cui entro: la Gallura e il Nuorese”. Della Gallura viene descritta la natura primordiale della costa e delle isole antistanti della Maddalena e di Caprera e la caratteristica produzione del sughero. Il Nuorese “è un’altra isola nell’isola: uno stupendo anacronismo con le attrattive per l’estraneo e l’asprezza di vita che l’anacronismo porta”.
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