Il 9 agosto del 1916, lo stesso giorno in cui i soldati italiani entravano in Gorizia, in una nobile casa della vecchia Torino si spegneva, all’età di soli 32 anni, Guido Gozzano, l’ironico e sommesso cantore delle “buone cose di pessimo gusto”. Il documentario radiofonico di Mario Pogliotti ripercorre la breve esistenza del poeta che Giuseppe Antonio Borgese definì “il piccolo Leopardi” e Amalia Guglielminetti “un pessimista senza tristezza” attraverso le testimonianze di chi lo ebbe caro, a cominciare dal fratello di Guido, Renato Gozzano, di tredici anni più giovane. Rivivono così le memorie dei giochi di infanzia nella casa paterna di Agliè, nel Canavese, alla quale Guido era particolarmente affezionato, e della frequentazione della scuola Monviso nella classe della maestra Teresita insieme all’amico Antonio di Bosconero, che lo chiamava, come tutti e come voleva la madre, Gustavo. Il profilo di Gozzano studente universitario alla facoltà di Giurisprudenza nell’ateneo torinese e frequentatore della migliore società intellettuale è tratteggiato dall’amico e compagno di corsi avvocato Domenico Bisacca. Una rievocazione particolare è quella di Celeste Ferdinando Scavini, poeta e scrittore di cose canavesane, uno dei pochi amici che ebbero il privilegio di avere una certa dimestichezza con lui. Raggiunto nella sua casa di Rivarolo Canavese, egli lo descrive elegantissimo, irreprensibile, con il colletto alto, le lenti e quel sorriso che sembrava un poco beffardo, un poco canzonatorio e un poco accondiscendente, in grado di incutete molta soggezione. Il suo racconto illustra poi quali luoghi del Canavese hanno ispirato Villa Amarena nella poesia più nota di Gozzano, “La signorina Felicita ovvero la Felicità”. Ma è vivo il ricordo anche fra gli abitanti di Agliè, che parlano di Guido con un misto di ammirazione rispettosa e di ricordo campanilistico. La signora Edvige Gatti Facchini, proprietaria della villa “Il meleto”, la dimora prediletta dal poeta, apre le porte del salotto di nonna Speranza, conservato com’era. Le ultime parole sono ancora del fratello Renato, che rievoca il periodo finale della vita di Guido, caratterizzato dal viaggio in India, dalla conversione religiosa e dal peggioramento della malattia fino alla morte.
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