Per ricordare i cento anni dalla nascita del regista e sceneggiatore Francesco Rosi (Napoli, 15 novembre 1922 – Roma, 10 gennaio 2015), Rai Teche ripropone l’intervista del 7 giugno 1992 per il programma Lo specchio del cielo. Autoritratti segreti prima di un altro lunedì condotto da Andrea Scazzola su Radio2.
Rosi viene intervistato sulla sua formazione cinematografica durante la stagione del Neorealismo che definisce “stagione della speranza” per il grande fermento artistico e culturale che stava nascendo.
Il regista illustra le principali tematiche presenti nei suoi film. Tratteggia un cinema essenzialmente incentrato sulla critica sociale, con un’attenzione particolare alle complesse vicende della storia italiana. Parla del film Salvatore Giuliano del 1962, che delinea in modo chiaro la sua visione cinematografica, il suo stile: quello di raccontare la realtà e le vicende della storia italiana attraverso una struttura cinematografica d’inchiesta.
Il regista commenta anche gli altri film realizzati con lo stesso impianto narrativo: Le mani sulla città (1963), Il caso Mattei (1972), Lucky Luciano (1973) e Cadaveri eccellenti (1976) nei quali è rappresentata una società corrotta, connessa agli scandali e alla collusione tra politica e mafia, pellicole che anticipano di circa trent’anni gli avvenimenti italiani futuri. Nel film d’impegno civile Le mani sulla città (Leone d’oro al Festival del cinema di Venezia 1963) si denuncia la corruzione e la speculazione edilizia dell’Italia degli anni Sessanta.
Rosi si sofferma poi sul suo modo di concepire il cinema, percepito come “specchio della realtà sociale”. Secondo il regista, infatti, anche quando si racconta una storia individuale o privata, è impossibile non rapportarla al contesto storico nella quale si svolge. Rosi fa l’esempio del film Tre fratelli (1981), nel quale approfondisce il tema della famiglia meridionale divisa per ragioni di emigrazione, una storia inserita nel contesto storico degli anni del terrorismo.
In conclusione, il regista affronta il tema della libertà individuale citando il film Cristo si è fermato a Eboli (1979) nel quale emerge un visione del mondo più intimista nella ricerca del rapporto tra essere umano e vita quotidiana.
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