Nella Giornata Internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne Rai Teche rende disponibile su RaiPlay la raccolta “Franca Viola: il primo no”, per raccontare l’emblematico caso di una delle prime donne italiane a rifiutare pubblicamente il matrimonio riparatore.
Il 26 dicembre 1965 Franca Viola, diciassettenne di Alcamo, venne rapita dall’ex fidanzato Filippo Melodia e, tenuta prigioniera, subì otto giorni di violenze. In casi simili si ricorreva all’epoca alle cosiddette nozze riparatrici (contemplate anche nel diritto penale dal Codice Rocco): la ragazza avrebbe dovuto sposare il suo rapitore e stupratore per salvare l’onore proprio e della famiglia. Così non fu per Franca: si rifiutò di sposare Melodia e il suo no segnò una tappa fondamentale nel lungo processo che portò all’abolizione del delitto d’onore e del matrimonio riparatore e ai progressivi interventi legislativi volti alla tutela della donna.
Determinante fu in tal senso non solo il processo contro Filippo Melodia ma anche il matrimonio della ragazza con un giovane della stessa Alcamo, Giuseppe Ruisi, nel 1968: il fatto che un uomo dello stesso paese la prendesse in sposa dopo l’accaduto fu un evento che fece la storia, e il caso venne ampiamente trattato dai giornali dell’epoca.
Fra i contenuti della raccolta: il dibattito sul caso in onda nel gennaio 1967, proposto nel video in evidenza. In un’inchiesta dell’anno successivo il programma figura nell’elenco delle immagini televisive maggiormente rimaste impresse nella memoria dei giovani telespettatori.
Sempre nella raccolta, i servizi sul matrimonio di Franca Viola con Giuseppe Ruisi e una preziosa intervista allo stesso Ruisi del 1969 in cui racconta la sua prospettiva sulla vicenda e difende con coraggio la propria moglie dall’opinione pubblica. Le prime dichiarazioni della protagonista, che parlò pubblicamente solo nel 2014 quando ricevette dall’allora Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano l’onorificenza di Grande Ufficiale dell’ordine al Merito della Repubblica Italiana “Per il coraggioso gesto di rifiuto del matrimonio riparatore che ha segnato una tappa fondamentale nella storia dell’emancipazione delle donne nel nostro Paese”.