Pietro Ingrao (Lenola, 30 marzo 1915 – Roma, 27 settembre 2015), politico, giornalista e partigiano, è stato un’importante figura della sinistra del Partito Comunista Italiano (PCI). Rai Teche lo ricorda in questa Tribuna politica del 10 ottobre 1968: un vivace confronto con tre giornalisti di matrice moderata come Indro Montanelli, Giorgio Vecchiato ed Enrico Mattei. La discussione verte proprio sull’atteggiamento del PCI verso il movimento studentesco, fenomeno che sembra aver preso in contropiede sia la destra conservatrice che la sinistra tradizionale.
Nato in una famiglia di proprietari terrieri, dopo aver studiato Giurisprudenza e Lettere, Pietro Ingrao si avvicinò all’antifascismo e al PCI. Durante la Seconda Guerra Mondiale, si unì alla resistenza. Divenne direttore de “L’Unità” nel 1947 e nel 1948 fu eletto deputato, incarico che mantenne fino al 1992.
Durante l’XI Congresso del PCI nel 1966, Ingrao sostenne fermamente il “diritto al dissenso”, diventando un punto di riferimento per l’ala sinistra del partito e per coloro che cercavano di distaccarsi dallo stalinismo. Quando i fondatori della rivista Il Manifesto, con cui Ingrao aveva forti legami, vennero espulsi dal partito, per lui fu un momento di grande difficoltà. Sebbene abbia votato a favore dell’espulsione, non interruppe il dialogo con quei compagni e, in particolare, con i movimenti sociali che emersero in Italia durante il “biennio rosso” del 1968-69.
Ingrao fu anche presidente della Camera dei deputati dal 1976 al 1979. Nel 1989 rifiutò la trasformazione del PCI in PDS, ma nel 1991 aderì al PDS, e successivamente passò a Rifondazione Comunista. Dopo il 2000, si dedicò alla scrittura e a riflessioni politiche, continuando a impegnarsi su temi come la pace, il razzismo e la democrazia. Nel 2007 pubblicò la sua autobiografia, “Volevo la luna”.